L'approdo al cinema di uno dei comici più amati del teatro e della televisione italiana. Dal 3 aprile in sala.
Maurizio Battista è uno dei comici più amati del teatro e della televisione italiana. Se il nome non vi dice molto, nel caso non foste appassionati dei canali dedicati alla comicità (in chiaro, ad esempio, la Nove), lui è il signore pelato e dall’aria bonaria che usa assurdi o grotteschi titoli dei giornali per costruire sketch sulle piccole, grandi, divertenti miserie della vita quotidiana. Battista, classe 1957, ha una lunga carriera alle spalle, dagli anni ’90 in cui compariva in Quelli che il calcio ai primi Duemila con Colorado, Zelig e Ballando con le stelle e poi a tempi più recenti con programmi di grande successo come Made in Sud e, per l’appunto, nei contenitori comici della Nove e di Italia 1.
La sua comicità è immediata, anzi “genuina” come l’hanno definita, un po’ nazional-popolare, un po’ di puro e semplice buon senso, e talvolta anche fulminante e assurda. Il pubblico si riconosce nelle magagne e nelle ridicolaggini che scova dentro le abitudini del quotidiano e nell’approccio sconcertato, afflitto, ma mai incazzato, con cui Battista osserva la realtà.
Al cinema Battista vanta meno collaborazioni (ruoli in film di Avati, Veronesi, Pieraccioni), ma dal 3 aprile prossimo sarà protagonista di un film di cui è interprete e sceneggiatore, Tu Quoque, in riferimento ovviamente alla celebre esclamazione di Giulio Cesare prima di morire accoltellato dai congiurati di cui faceva parte anche il figliastro Bruto. Nel film Battista è Massimo Quinto (e già il nome dice tutto), un uomo sull’orlo del baratro, indebitato fino al collo, con un matrimonio fallito e un rapporto conflittuale col figlio, che viene a sapere di avere pochi mesi di vita davanti a sé… Lo spunto da tragedia si rivolta però nel suo opposto, quando, dopo un incidente, Massimo si risveglia nel 44 a.C., nell’antica Roma, e con quel suo nome impiega poco ad adattarsi alla nuova vita, arrivando addirittura – pensa un po’ – a conoscere proprio Cesare… Il grande console romano diventa infatti migliore amico del normalissimo Massimo, e insieme i due apportano cambiamenti alla vita di Roma, sfidano altri celebri politici dell’epoca e riescono pure a salvare il matrimonio con Calpurnia del primo e la vita stessa del secondo, quando ovviamente il sogno sarà terminato…
Riprendendo una traccia narrativa classica della commedia (l’idea del viaggio nel tempo che nasce da un incidente viene quantomeno da Peggy Sue si è sposata di Coppola, che è comunque film di tutt’altro livello…), Tu quoque si diverte a creare gag a partire dal contesto ucronico, cioè fuori dal tempo, giocando sul contrasto tra la presenza fuori luogo di Battista e il suo buon senso da uomo per tutte le stagioni (e tutte le epoche storiche), tra modernità e antichità. Scritto per l’appunto dallo stesso Battista con Gianni Quinto, che firma la regia, il film è cucito sulla pelle del suo protagonista, dando un contesto vivo – dire realistico sarebbe troppo – alla sua comicità, ribadendone, proprio grazie all’assurdità della situazione, la sua universalità. La speranza degli autori è che il pubblico, abituato alla spontaneità di Battista e anche alla sua capacità di improvvisare, ritrovi il suo guizzo anche nella finzione della messinscena. Del resto è il problema di ogni comico che passa alla tv al cinema, consapevole di quanto i due contesti possano essere diversi.