Dopo essere stata una spietata trafficante in Libia, una giovane eritrea è costretta a intraprendere a sua volta il viaggio della speranza. In Calabria, incontra una ragazza che conosce la sua vera identità. Diretto da Daniel Espinosa, tratto da una storia vera e ora disponibile su MYmovies ONE. GUARDA ORA »
Il cinema riflette la società che lo genera, e in Italia nell’ultimo decennio ci sono stati diversi film impegnati che hanno affrontato il tema dei migranti, della loro accoglienza e dello sfruttamento a cui sono sottoposti sotto i nostri occhi.
Con Madame Luna, da oggi disponibile su MYmovies ONE, il regista Daniel Espinosa racconta una di queste storie ma con uno stile diverso dal solito, e una prospettiva più internazionale.
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C’è una parte del suo sguardo che rimane hollywoodiana, in questi anni in cui si è un po’ perso nel sottobosco di produzioni come Morbius, Life e Child 44. Ma Espinosa è anche quello degli esordi, un cineasta battagliero ed energico con un gusto particolare per le storie sordide dell’underground: lo ricordiamo per l’esordio Easy money, che realizzò in patria da regista svedese con origini cilene, e che gli valse le attenzioni della grande macchina statunitense.
Quindici anni dopo, Espinosa è ancora in transito; un autore che non si ferma e che sa adattarsi, in un percorso tortuoso che lo vede approdare proprio in Italia, a raccontare la storia di una protagonista che come lui è sgusciante, poliglotta, e capace di reinventarsi.
Anche lei, Almaz, è appena sbarcata in Calabria, in un centro di accoglienza nel quale sembra una rifugiata eritrea come tante altre. La donna cela però un segreto tetro, avendo un passato in Libia come trafficante, quando era nota come la spaventosa Madame Luna.
Nel limbo di una comunità in cui tutti cercano asilo e nel frattempo si prestano allo sfruttamento, Almaz cerca di non farsi scoprire, ma c’è una ragazza - Eli - che conosce la sua vera identità.
Grazie alla sua natura eterogenea e mescolata, questa coproduzione tra Italia e Svezia assolve al compito di denuncia civile con un piglio che la fa scivolare nei territori del noir e del thriller, sviscerando peraltro un’interessante prospettiva al femminile su personaggi compromessi tanto moralmente quanto storicamente.
L’elemento più italiano lo troviamo nella sceneggiatura, a cui collabora Maurizio Braucci. La sua è una penna distinta che ha già attraversato diverse ere del cinema nostrano, da Gomorra con Garrone a Martin Eden con Pietro Marcello. C’è poi il suo zampino in alcune delle opere più originali degli ultimi tempi in quanto a scrittura: i vari Anime nere, La paranza dei bambini, Palazzina Laf. Titoli che come Madame Luna scardinano il genere dall’interno per introdurre elementi di unicità.
Infine Meninet Abraha Teferi, che interpreta Almaz e che infonde il personaggio di un’idiosincrasia intrigante, probabilmente dovuta al suo rapporto solo tangenziale col grande schermo. Nata in Italia ma con origini eritree, da noi si è laureata prima di sistemarsi a Berlino, e nel frattempo ha scritto un libro sulla storia del suo paese. Di questo bagaglio di vita c’è traccia profonda in Almaz, figura tragica in fuga – e in cerca – della sua identità.