Peccato per una regia che non ha la forza evocativa dei romanzi. Su RaiPlay.
Continua la storia tormentata fra Nino ed Elena, quella che oggi chiameremmo una relazione tossica in cui lui tradisce, mente e punta a soddisfare solo il proprio narcisismo, e lei subisce e immola se stessa e le sue figlie. Elena, detta Lenù, rimane incinta di una terza bambina della quale Nino, il padre, si curerà solo nei ritagli di tempo, e si trasferisce di nuovo a Napoli in una casa che lui frequenta solo occasionalmente, e solo più avanti nel mitico rione in cui è nata.
Nel frattempo Lila è diventata un'imprenditrice di successo che dà lavoro a buona parte del rione, ma non riesce a salvare dall'influenza nefasta e criminale dei fratelli Solara né suo figlio Gennaro né i due fratelli minori di Elena. La madre di Elena si ammala e rifiuta a lungo l'aiuto della figlia, ma il legame di sangue come sempre si rivelerà più forte di tutto, come quello d'affetto e rivalità che dura dalla prima infanzia fra Lila e Lenù.
Questa volta la regia è di Laura Bispuri, che segue quelle dello stesso Costanzo, di Alice Rohrwacher e di Daniele Luchetti. Il problema purtroppo è proprio nella regia, che non ha la forza evocativa dei romanzi di Ferrante così visionariamente evocata da Costanzo e Rohrwacher, né la fluidità di racconto, seppure in chiave più convenzionale, di Luchetti.