L’esordio alla regia di Jack Huston è un omaggio al cinema hollywoodiano dei losers degli anni ’70 e soprattutto a Città amara - Fat City di suo nonno John. Dal 12 dicembre al cinema.
I residui della New Hollywood. Il giorno dell'incontro - dal 12 dicembre al cinema - è stato realizzato nel 2023 dove è stato presentato alla 80° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti Extra, ma richiama il clima del cinema statunitense degli anni Settanta segnato da protagonisti solitari alla ricerca di un riscatto impossibile che si muovono quasi confusi nella giungla della metropoli. Gli spostamenti di Mikey, interpretato da Michael Pitt la cui maschera somiglia a quella di Rourke in Homeboy (1988) con cui condivide il contrasto tra lo spirito distruttivo e i provvisori ‘ritorni alla vita’, sono simili a quelli di Joe e Rico, portati sullo schermo da Jon Voight e Dustin Hoffman in una delle prove più importanti della loro carriera, in Un uomo da marciapiede (1969) di John Schlesinger. Il protagonista si muove da solo sullo schermo. Il suo passato rimbomba soprattutto sulla sua testa, anche se ci sono i flashback di quando era bambino in alcuni momenti in compagnia della madre.
Mikey, un pugile che un tempo è stato un campione, è appena uscito di prigione e la sera stessa torna a combattere sul ring. La sua vita è però in pericolo. Ha un aneurisma e un colpo ben assestato potrebbe essergli fatale. Prima del match al Madison Square Garden di New York rivede le persone che sono state importanti per lui, soprattutto la sua compagna dal quale ha avuto una figlia e da cui non cerca una riconciliazione ma solo di essere perdonato. È tormentato dai sensi di colpa (“Ho smesso di vedere le persone che amavo”). Ritornano nella sua testa le immagini dell’incidente ma anche quella di un padre violento con cui non si è mai riconciliato.
Ci sono le luci del palcoscenico che diventano l’attrazione con cui riprende forma il passato perduto ma che sono anche stordenti, dissonanti, che possono creare confusione, disagio nella sua testa. Michael Pitt si appropria dei muscoli e del cuore del suo personaggio e la sua interpretazione piena di dolore ma anche di slanci vitali dà a Il giorno dell’incontro l’impeto struggente di una ‘poesia malata’. Il film riprende il titolo di un documentario sportivo di 16 minuti girato da Stanley Kubrick nel 1951, Day of the Fight, e pedina il protagonista allo stesso modo con cui il regista di Il dottor Stranamore ha fatto con il peso medio Walter Cartier.
Caratterizzato da un bianco e nero espressionista – il cui modello potrebbe essere Toro scatenato (1980) di Martin Scorsese con cui condivide la presenza di Joe Pesci qui nel ruolo del padre di Mikey - è ambientato nell’arco di una giornata. Se le scene sportive sono all’altezza del grande cinema sulla boxe (il rumore dei pugni, le soggettive del protagonista), costituiscono comunque solo una piccola parte del film. Quello che a Jack Huston interessa è soprattutto raccontare “un’intera vita in un solo giorno: l’amore, il dolore, il rimorso, la felicità e l’angoscia”.
Il giorno dell’incontro crea la sensazione di vivere alcuni istanti in diretta, come se il tempo reale corrispondesse in alcuni frammenti a quello cinematografico, come si vede dall’incontro con lo zio (interpretato da Steve Buscemi) e soprattutto la lunga camminata con la sua ex-compagna Jessica, portata sullo schermo da Nicolette Robinson. Ma soprattutto il film guarda al passato, come omaggio a un cinema che non c’è più. Il regista, classe 1982, famoso per il ruolo di Richard Harrow nella serie Boardwalk Empire, debutta alla regia con un cinema che insegue i fantasmi del passato. Tra questi ci sono anche quelli di suo nonno John e di uno dei suoi film più intensi, tormentati, strazianti, nostalgici come Città amara - Fat City. Mikey racchiude rispettivamente la disillusione e la speranza di Billy ed Ernie, immortalati dai volti, dai movimenti, dai respiri di Stacy Keach e Jeff Bridges. Non è solo un omaggio di famiglia. Anzi, forse quel bellissimo film è il vero punto di partenza.