Da un lato Georges Simenon. dall'altro uno dei maggiori capolavori espressi nell’eroico periodo del Fronte popolare, un'opera di due giganti, Marcel Carné, regista, e Jacques Prévert, poeta.
Sabato 12 ottobre il network TOPcrime ha trasmesso, Maigret e il porto delle nebbie, autore Georges Simenon. Il racconto è il quindicesimo su 54 della serie, scritto nel 1932.
Il titolo è ultra evocativo, trattasi, per il cinema di uno dei maggiori capolavori espressi nell’eroico periodo del Fronte popolare. Non erano “solo” film ma opere d’arte assolute. A firmare l’opera Il porto delle nebbie furono due giganti, Marcel Carné, regista, e Jacques Prévert, poeta. Correva l’anno 1938. Dunque la prima ispirazione era del romanziere, sei anni prima. Ma gli autori del film lessero in quel titolo possibilità forti e suggestive. Il porto e la nebbia, tutto possono contenere, incontri segreti di amanti, valgono come posto franco per la malavita, o per un delitto. Oppure ospitano personaggi tristi e misteriosi che si aggirano lì, magari di notte immersi nella propria frustrazione.
I due porti sono diversi. Brest, scelto da Carné è in Bretagna, nord della Francia, il porto possiede una forte tradizione e una base navale. Il porto scelto da Simenon è quello di Ouistreham, dipartimento del Calvados in Normandia. E’ piccolo, per imbarcazioni da pesca, barche da turismo e traghetti. E’ assolutamente perfetto per la vocazione dello scrittore. La conosciamo quella vocazione. Maigret difficilmente si muove dalle parti dei Campi Elisi o nelle strette vie di Montmartre. Ama Parigi ma non per i suoi racconti. E così ecco quei grandi canali che tante volte abbiamo visto sul piccolo schermo. Dove passano barconi che portano sabbia o merci, governati da marinai silenziosi e persino minacciosi, che spesso sono protagonisti delle vicende.
E poi quei bistrot men che modesti, con pochi avventori: un vecchio solitario al tavolino in fondo, con davanti un bicchiere di vino rosso. Una coppia di anziani che non hanno altro da fare che guardare l’aria. Un vilain accompagnato da una prostituta. E poi la padrona dietro il bancone, che sa tutto di tutti, utile al commissario Maigret.
Nel racconto, "A Ouistreham", il Mare del nord è fermo, sembra un vetro, un barcone staziona immobile. Abitato da tre personaggi loschi a prima vista. Avranno un ruolo.
La storia. Un uomo di mezza età viene fermato mentre si aggira frastornato nel traffico. Non ha documenti, non parla. Qualche mese prima una pallottola lo ha colpito alla testa togliendogli identità e memoria. Maigret è sedotto da quell’impatto umano. E così cerca di sciogliere il mistero. Tutto si complica quando il poveretto muore avvelenato con la stricnina. Forse c’entra un’eredità. Il cast si fa interessante e complesso: un sindaco ricco che nessuno ama o rispetta. Il suo volto è perennemente tumefatto per le botte dei suoi concittadini. Come sempre nei racconti di Simenon, Maigret deve confrontarsi con tanta gente e tante bugie. Deve anche vedersela con un avvocato che fa di tutto per depistarlo.
Personaggio decisivo è la moglie del sindaco. Detesta il marito con tutto il cuore, ha un amante dal quale ha avuto un figlio. Maigret cerca di estrarre qualche verità dai tre marinai, li irrita a tal punto e per la prima volta vediamo il commissario aggredito, legato, imbavagliato e abbandonato su una sedia in riva al mare.
Il climax arriva quando il sindaco, che sa di essere tradito, vede dalla finestra sua moglie abbracciata con l’amante. Recupera una pistola e si toglie la vita. A quel punto tutto si scioglie e Maigret …risolve. Un suo collaboratore ammanetta i tre del barcone, ma il commissario si limita a una predica e li libera. Un altro segnale del suo stile e della sua umanità.
I due “Porti delle nebbie”, i quattro maestri –ci metto anche Maigret che ormai ha sorpassato lo status della finzione, è un essere umano vero- hanno creato due capolavori perfetti a rappresentare due momenti, decisivi, della cultura francese. Dopo Simenon-Maigret, racconterò Carné-Prévert, così avrò creato un dittico di gran classe. Un confronto, un promemoria bello e affascinante.