Berenice Bejo in un ruolo che l'ha portata a rileggere anche la propria storia familiare. Presentato al Festival di Locarno.
Guatemala 1976. Maria è una militante della resistenza al regime ed è costretta, dopo che il proprio compagno è stato assassinato, a prendere una decisione. Per continuare la lotta deve abbandonare Marcos, il figlio neonato, e fuggire in Messico. Sarà la nonna ad occuparsene. Quando, dieci anni dopo, le sembrerà possibile tenere Marcos con sé non tutto sarà semplice.
Partendo da elementi autobiografici Cèsar Diaz descrive con partecipazione i dilemmi che affronta una madre che non vuole, nonostante tutto, rinunciare ad esserlo.
È interessante vedere come Diaz, che è anche sceneggiatore del film, abbia mostrato come anche in ambito rivoluzionario e progressista le istanze materne vengano messe, seppure con valide motivazioni, in secondo piano. Maria, che in Messico ha trovato una copertura lavorando nella redazione di un periodico, 'deve' lasciare che il bambino le venga nuovamente tolto e sia inviato a Cuba, Bejo riesce a offrire al personaggio tutte le tensioni ideali e affettive che creano un inevitabile contrasto interiore