INSIDE OUT 2, IRROMPE L'ANSIA E SALIAMO SU UN OTTOVOLANTE. ECCO COME IL FILM PARLA A TUTTI NOI

Il secondo capitolo è un film per bambini? Sicuramente è un film per tutti coloro che hanno toccato, sfiorato, conosciuto l’adolescenza e ne sono stati travolti. Al cinema.

Giovanni Bogani, venerdì 21 giugno 2024 - Focus

È tutto nella mente. È tutto nella nostra mente, affollata come una riunione di condominio. È nella nostra mente che si incontrano e si scontrano le emozioni. La Gioia, la Tristezza, la Rabbia, sì. Ma anche, questa volta, emozioni più sottili e ambigue.

Ogni volta che vedo un film Pixar, e in particolare Inside Out e, adesso, Inside Out 2, ho come la sensazione che loro, gli alchimisti delle sceneggiature Pixar, siano gli unici capaci di portare al cinema tutto quello che la letteratura del Novecento, da Proust a Borges, e la scienza, da Bergson a Freud a Oliver Sacks. Tutto quello che la nostra coscienza ha elaborato sembra poter approdare in un film Pixar.

È come se loro fossero dentro il futuro, mentre tanti bravi autori di animazione sono fermi a Esopo, o ad Andersen, a Collodi o ai fratelli Grimm. I film Pixar sembrano usciti da un’équipe di poeti e premi Nobel per la psicologia.

L’idea di Inside Out era semplice e geniale. L’intuizione che siamo tutti creati, modellati, dominati dalle nostre emozioni. Nel 2015, in Inside Out di Pete Docter, la ragazzina Riley, undici anni, viveva secondo le indicazioni di una specie di torre di controllo dentro la sua mente. Nella quale convivevano – e discutevano, e litigavano – le sue emozioni.

Adesso, in questo sequel diretto nove anni dopo da Kelsey Mann, da un copione di Meg LeFauve e Dave Holstein, la faccenda si complica, la ragazzina cresce. Appaiono emozioni nuove, più sottili, più adulte. Ma il gioco, può dire lo spettatore, è sempre lo stesso. Come può affascinarci di nuovo?

Beh, io non sono una ragazzina di tredici anni, non vengo dal Minnesota, non ho mai sognato di giocare a hockey come Riley. Eppure so che quel film parla anche di me. So cosa vuol dire quell’enorme pulsante rosso che appare all’improvviso, con scritto 'pubertà', un allarme atomico che ho vissuto sulla mia pelle come credo tutti gli abitanti di questo pianeta. E anche io ho sentito affiorare dentro di me una creaturina nervosa, tremebonda e insicura che cerca di pianificare tutto: l’Ansia. Così come a tredici anni ho conosciuto l’Imbarazzo. E mi sono sentito così, una cosa informe, maldestra, mal vestito in una tuta, una figura brutta che si nasconde allo sguardo degli altri.

Non sorprende leggere di come il team del film abbia consultato varie ragazzine di tredici anni, per capirle, per capire i loro sentimenti, le loro paure, le loro doppie e triple verità. Ed ecco irrompere nel film l’Ansia, l’invenzione forse più eclatante de film. Una wrecking ball che spacca i muri diventati fragili delle sicurezze di Riley.

E mentre la storia oscilla fra i due piani, quello del mondo “reale” e quello che accade dentro la testa di Riley, noi corriamo in un ottovolante lungo tutte le sue complessità. E scopriamo, una volta di più, che siamo fatti di gocce di memoria e di flussi di coscienza, che il senso di Sé di ciascuno è un alberello fragile, di ghiaccio, pronto a farsi inghiottire. Non sono sicurissimo che Inside Out 2 sia un film per bambini, ma sono sicurissimo che sia un film per tutti coloro che hanno toccato, sfiorato, conosciuto l’adolescenza e ne sono stati travolti.

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