LO SBARCO IN NORMANDIA RACCONTATO DAL CINEMA

6 giugno, il giorno più lungo e la storia più raccontata. Di Pino Farinotti.

Pino Farinotti, mercoledì 5 giugno 2024 - Focus

Lo sbarco in Normandia di quel 6 giugno 1944 risolse, è notorio, la seconda guerra mondiale. Le truppe alleate arrivarono a Berlino. La guerra in Europa si poté dire conclusa e vinta dieci mesi e 14 giorni dopo, il 30 aprile del ’45, quando Hitler si suicidò nel suo bunker.
Quello sbarco, anche questo è notorio, fu la storia più raccontata di sempre. Enorme volume di fiction, ma soprattutto di documenti ottenuti dall’interno. Sulle navi che attraversavano la Manica quel giorno c’era gente che conosceva bene il proprio mestiere. Trattavasi di alcuni dei più grandi maestri del cinema: John Ford, George Stevens e Billy Wilder. Hanno prodotto immagini dirette e prodigiose, che ci hanno accompagnato da allora a oggi. 
Sono decine e decine il film che riguardano l’Operazione Overlord, il nome in codice che identificò quel piano di invasione dell’Europa.

Il primo titolo che la memoria involontaria, di getto, recupera è Salvate il soldato Ryan, capolavoro accreditato da 11 nomination e 6 Oscar, compreso quello al regista Spielberg che presenta un registro iperrealistico: ferite aperte, viscere sparse, teste amputate, corpi devastati nel mare rosso di sangue.
La frase identitaria può essere: ti sembra proprio di essere lì. Il film non offre un quadro generale dell’invasione, racconta vicende individuali e umane.

Un nome si impone. E’ quello di Cornelius Ryan, scrittore e storico irlandese naturalizzato americano, che nel 1956 dopo essersi documentato per anni, scrisse il saggio "Il giorno più lungo" che ha dato vita al film. E’ una narrazione precisa e completa di quell’impresa militare. Il film è firmato da molti cineasti americani, inglesi e francesi. I nomi dominanti sono Ken Annakin e il grande tyccon della Fox Darryl F. Zanuck. Gli attori: ci sono praticamente tutti quelli delle major. Alcuni: John Wayne, Henry Fonda, Robert Mitchum, Richard Burton, Sean Connery. I dettagli ci sono tutti. Dalle spiagge normanne che videro lo sbarco - Utah, Gold, Sword, Juno e la principale, Omaha, che costò centinaia di vite- alle azioni dei reparti, paracadutisti, guastatori, alianti, rocciatori, piloti. Film davvero grande. 

Salvate il soldato Ryan e Il giorno più lungo hanno coperto gran parte di quella vicenda. L’assoluto naturalmente è impossibile, lo è stato e lo sarà.
L’Overlord era troppo seduttivo e molti cineasti sono stati… sedotti. Ci sono titoli che vale la pena di citare e raccontato storie diverse. Ma è tanto e tale il materiale che gli spazi per muoversi erano ancora vasti. Dunque ricordabili: 
La cruna dell’ago di Richard Marquand, da Ken Follett. Operazione Overlord, di Stuart Cooper.
Il grande uno rosso, di Samuel Fuller. Operazione Normandia, di Henry Koster
Ma, come si dice, è la punta dell’iceberg. 

Le citazioni dello sbarco sono disseminate in una miriade di titoli. James Garner, ottimo attore, quello di Agenzia Rockford, è coinvolto da quel tema in due film: Le ultime 36 ore e Tempo di guerra, tempo d’amore. Nel primo è un ufficiale, americano, nel 1944, che conosce i particolari dello sbarco in Normandia. Viene catturato dai nazisti, drogato, truccato, invecchiato. Si risveglia in un ospedale americano che è in realtà tedesco. Uno scienziato ha organizzato il “trucco”. Intende far credere all’ufficiale di aver perso la memoria per cinque anni e di essere dunque nel 1945 a guerra finita. “Garner”, che davvero si vede invecchiato racconta ciò che ricorda dell’anno in cui perse la memoria. Gli dicono che la guerra è stata vinta dagli alleati e dunque non ha problemi a raccontare alcuni particolari dello sbarco in Normandia che in realtà non è ancora avvenuto. Ma l’uomo è intelligente e addestrato, qualcuno del finto ospedale commette un errore e “Garner” si accorge del trucco. Finisce che i tedeschi, pur avendo molte informazioni, continuano a credere che lo sbarco avverrà a Calais. Ma… sbagliano.

In Tempo di guerra, tempo d’amore James Garner è Edward. Si occupa della comunicazione e dell’organizzazione degli incontri, delle riunioni, anche delle feste, degli alti ufficiali alleati. Sono i giorni di preparazione dello sbarco in Normandia. 
Edward è una sorta di cavalier servente, di galoppino sempre trafelato nel suo compito di compiacere questo o quel generale. Ritiene che questa sua disponibilità lo garantirà evitandogli di far parte dello sbarco. Ma non è così. Il suo reparto sarà uno dei primi a sbarcare sulla spiaggia di Omaha. Un operatore riprenderà quell’azione.
Edward è dunque sulla spiaggia e viene investito da una raffica tedesca. La scena viene ripresa. Edward risulta il primo americano ucciso a Omaha. La propaganda bellica gioca al volo quella carta. La sequenza viene pubblicata sulle testate americane e alleate. Edward è il primo, grande eroe americano. Solo che… non è morto, incredibilmente è riuscito a salvarsi, con relativo disastro di immagine. E così la propaganda deve rifare tutto. E non sarà semplice.

James Garner ha dunque portato, nel quadro di quella vicenda così drammatica, una parte di ironia. Ci poteva stare.

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