LUCA GUADAGNINO: «CHALLENGERS È UN FILM ANIMATO DALLA VOGLIA DI GIOCARE DI TUTTI NOI»

Il regista e il cast di Challengers raccontano la genesi del film. Dal 24 aprile al cinema.

Paola Casella, lunedì 22 aprile 2024 - Incontri
Zendaya (Zendaya Maree Stoermer Coleman) (27 anni) 1 settembre 1996, Oakland (California - USA) - Vergine. Interpreta Tashi nel film di Luca Guadagnino Challengers.

“È veramente difficile, al giorno d’oggi, raccontare al cinema una storia di relazioni adulte e di sesso: e io ne avevo le scatole piene!”, esordisce durante un incontro con la stampa internazionale Amy Pascal, produttrice (insieme a Zendaya) di Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino. “E non riesco a pensare ad un regista migliore di Luca per far tornare di moda questo tipo di film”. Del resto è stata proprio Pascal a portare a Guadagnino il copione dello scrittore e drammaturgo Justin Kuritzkes, autore anche dell’adattamento del racconto "Queer" di William S. Burroughs, che sarà la prossima regia di Guadagnino
“Io e Amy ci siamo corteggiati per anni sperando di poter lavorare insieme: fra noi c’è sempre stata una tacita storia d’amore”, dice il regista sorridendo. “Quando mi ha mandato la sceneggiatura di Challengers stavo lavorando ad un altro progetto e non avevo tempo per leggerlo, ma lei mi ha tempestato di telefonate, letteralmente ogni mezz’ora. Alla fine l’ho letto nelle pause di lavoro e l’ho trovato fantastico, con tre magnifici protagonisti e una struttura così cinematografica che ho chiamato Amy e le ho detto subito di sì. Il fatto poi che Zendaya abbia accettato il ruolo della tennista Tashi Duncan e si sia proposta anche come coproduttrice è stato decisivo. Infine hanno completato il quadro due grandi attori come Josh O’Connor e Mike Faist.”

“Anche io ero su un set quando Amy Pascal mi ha proposto Challengers: stavo girando la serie Euphoria, e tutti sanno che quando lavoro resto concentrata totalmente e non accetto distrazioni”, ricorda Zendaya. “Ma appena ho letto il copione me ne sono innamorata e allo stesso tempo spaventata a morte, perché non assomigliava a nient’altro che avessi interpretato prima: faceva ridere ma non era una commedia, c’erano momenti drammatici ma non era un dramma, si parlava di tennis ma non era uno sport movie. E quando qualcosa mi spaventa in quel modo mi dico: forse è il caso di interpretarlo.”
Il fatto che fosse Luca Guadagnino a dirigerlo è stato per Zendaya un altro forte incentivo. “Sono una sua superfan da molto tempo e ci eravamo già incontrati ad una cena in cui era stato gentilissimo con me, aiutandomi a trovare un’opzione vegetariana in un ristorante italiano, dato che non parlo la sua lingua. Per Challengers ci siamo rivisti via zoom, abbiamo chiacchierato a lungo e ho capito che aveva la mia stessa comprensione della storia e dei personaggi: siamo entrati subito nei dettagli del mio, fino a discutere di quale crema per il corpo Tashi avrebbe usato prima di andare a dormire!”

In foto il regista di Challengers Luca Guadagnino.

“Avevo conosciuto Luca tempo fa e avevamo parlato della possibilità di lavorare insieme”, le fa eco Josh O’Connor, che in Challengers ha il ruolo di Patrick, il tennista che contende all’amico Art le attenzioni di Tashi. “Avevo addirittura già letto il copione, perché lo sceneggiatore Justin Kuritzkes me l’aveva fatto vedere un paio di anni prima, quando ero appena arrivato a New York e la mia agente, dato che mi sentivo solo ed ero in cerca di amici, ci aveva presentati. All’inizio non sapevo se sarei stato in grado di interpretare il personaggio di Patrick, così sicuro di sé e così diretto. Patrick accetta fino in fondo le sue debolezze e i suoi difetti, le sue paure e le sue insicurezze - al contrario di me. Ma Luca è stato molto paziente, ha saputo mettermi a mio agio attraverso un lungo processo di preparazione in cui ho dovuto provare a tirare fuori da me le caratteristiche del ruolo senza nasconderle come farei io, perché Patrick non nasconde niente di sé”.

“La caratteristica di Art che mi aveva subito colpito era la paura di essersi disamorato della sua passione, e la sua intensa nostalgia per la purezza e la trascendenza che aveva provato agli inizi”, ricorda Mike Faist, che ha il ruolo del campione Art, sposato a Zendaya ma preoccupato di perderla, così come di aver perso l’interesse per il tennis. “Questo può succedere anche a noi attori, per questo andiamo sempre in cerca di progetti che possano farci provare qualcosa che non abbiamo mai espresso prima. Fin da subito ho capito perfettamente il personaggio di Art, e allo stesso tempo mi ha fatto paura: ma come sempre la paura è un ottimo motivatore. Non conoscevo Luca, ci siamo incontrati per la prima volta via zoom, lui in Italia e io in Ohio. E quando ho fatto il provino a Londra pensavo di non averlo superato, invece Luca mi ha richiamato e mi ha invitato a pranzo, convincendomi ad accettare”. 
“Il cinema è fatto di rapporti umani, di relazioni, e così è stato con Zendaya, Josh e Mike”, dice Guadagnino. “Io sono un maniaco del controllo, per questo in genere non mi piace molto stare sui set: ma quello di Challengers è stato veramente divertente, perché animato dalla voglia di giocare di tutti noi”.
Zendaya ha avuto il ruolo più difficile, perché Tashi Duncan non è necessariamente simpatica, e alle anteprime molti l’hanno identificata come la cattiva della storia – anche se quel tipo di cattiva che il pubblico ama odiare. “Sapete una cosa? È stato piacevole interpretare un personaggio femminile cui non frega niente di piacere, e che non è interessata a chiedere perdono: è stata una delle caratteristiche che mi hanno spinta ad accettare il ruolo!”, afferma l’attrice. “La gente ama giudicare il prossimo, ma è difficile farlo con Tashi, perché io stessa ad ogni successiva visione – e da coproduttrice ho rivisto il film tante tante volte”! – ne avevo un’impressione diversa, così come cambiavo idea su chi fossero Patrick e Art.
Challengers ti fa vivere accanto a loro tre e ti consente di imparare qualcosa di nuovo su ognuno tramite ogni piccola svolta della storia. Ed è questa la bellezza del film: ti spinge a empatizzare con i personaggi, invece di limitarti a giudicarli”. 

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