BABY REINDEER, UNA MINI-SERIE AUTOBIOGRAFICA CHE RESTITUISCE TUTTA LA COMPLESSITÀ DELLA DINAMICA VITTIMA-CARNEFICE

Una storia di stalking che Richard Gadd riesce a mettere in scena con brutale sincerità. Ora su Netflix.

Simone Granata, sabato 20 aprile 2024 - Recensioni

L’aspirante comico scozzese Donny un giorno compie un atto di gentilezza verso una cliente trasandata e in difficoltà, offrendole una tazza di tè. Ma a partire da quel gesto, la donna (mentalmente instabile) inizia a sviluppare un’ossessione crescente e morbosa nei suoi confronti, cercando di insinuarsi con sempre maggiore insistenza nella sua vita e minandone ogni aspetto. La miniserie Netflix autobiografica, ideata e interpretata da Richard Gadd, scava a fondo nella vita di un comico depresso e nella complessa e ambigua relazione vittima-carnefice.

Un racconto così intimo e personale ha il merito di restituire la complessità del protagonista e della dinamica vittima-carnefice, che ha molti più risvolti di quanti se ne possano immaginare. Donny è un personaggio stratificato, respingente e remissivo, senza particolari pregi, eppure ci si ritrova ad empatizzare con lui e ad essere risucchiati dai suoi primi piani e dalla sua voce fuori campo. È un comico triste: un paradosso che la serie riflette bene mantenendo sempre il suo sottofondo angosciante anche per i pochi momenti d’ironia e le battute sarcastiche.

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