L’esordio, i cult, il capolavoro. Nove grandi film del maestro hongkonghese, tra gli autori più cool di sempre. Online con MYmovies ONE.
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Seppur assente dalle scene da oltre un decennio, è incredibile quanto Wong Kar-wai sia rimasto nel tempo un autore tra i più “cool” del panorama internazionale, figura di culto e simbolo del cinema globale a cavallo degli anni Duemila.
Per questo il maestro hongkonghese merita di essere riscoperto, e grazie a MYmovies ONE è ora possibile farlo con una rassegna dedicata e nove dei suoi maggiori successi visibili in streaming.
I CAPOLAVORI
Si dice Wong Kar-wai e, ancora oggi, la prima cosa che viene in mente è In the Mood for Love, suo capolavoro del 2000 da cui ripartire sempre per continuare a innamorarsi del regista.
Sontuosa parabola di un amore impossibile nella Hong Kong degli anni Sessanta, è il film che ha cementato lo status di star assolute (e anche di sex symbol) per i protagonisti Tony Leung e Maggie Cheung, impegnati in una danza di evitamento reciproco che non fa che aumentare la carica sensuale e melodrammatica della loro intesa.
Quasi altrettanto famoso è Hong Kong Express del 1994, che conteneva molti degli stessi temi già sei anni prima, a partire dal sentimento che lotta contro un destino ineluttabile. Con un’anima da commedia romantica, interpretata da volti freschi e indimenticabili come Leung e la popstar Faye Wong, è soprattutto il suo lavoro dall’energia più contagiosa e selvaggia. Il regista lo ambienta attorno all’edificio di Chungking Mansions, catturando tutte le particolarità della vita di Hong Kong del periodo, immortalata al suo picco del periodo pre-handover.
Proprio l’handover, il momento decisivo nel 1997 in cui Hong Kong è tornata in mani cinesi dopo il periodo coloniale britannico, è la grande assenza-presenza di Happy Together. Nell’anno più importante della storia recente di Hong Kong il suo cantore più celebre, Wong Kar-wai, fa un film eppure lo trasloca in Argentina, lasciando tutti perplessi. Ma in questa complessa e ruvida love story omosessuale c’è anche una simbologia politica dei rapporti tra Cina e Hong Kong, oltre a un gioco di corpi tra il tenero e il violento che si contrappone al virtuosismo totale dell’immagine, come sempre nelle mani del talentuosissimo Christopher Doyle.
IL GIOCO DI GENERI
l cinema ibridato di Wong Kar-wai è così unico anche perché nasce dal ventre di un’industria che negli anni Ottanta si esprime nel boom del genere d’azione (quello che renderà celebre John Woo e compagnia).
As Tears Go By, esordio del 1988, vive proprio della tensione tra il crime drama e la sensibilità più sfumata del regista. È il suo Mean Streets, pieno di gangster scapestrati e sottobosco criminale ma al tempo stesso già ispirato dal cinema d’autore europeo, in un miscuglio che a rivederlo oggi è ancora più intrigante e visivamente pieno di tensione.
In Days of Being Wild, due anni dopo, si nota invece l’esempio di come sarà il suo cinema del decennio successivo, nel primo film realizzato assieme a Doyle. In particolare sembra già di intravedere in filigrana certi lampi di In the Mood for Love, a partire dall’epoca di ambientazione e passando per i suoi amanti che gravitano impazziti senza trovarsi, lottando contro il tempo e contro se stessi, maledetti dal fato in una storia che unisce al rapporto con le tante donne anche quello con le madri.
E infine un salto al 1995 con Angeli perduti, ultimo dei suoi film pienamente hongkonghesi, sintesi di un intero profilo artistico fino a quel momento. Doveva essere la terza storia dentro Hong Kong Express, e invece viene espansa in un film ad hoc in chiave notturna e crepuscolare, estrema e sensuale.
LE OPERE DELLA MATURITÀ
Il ventunesimo secolo di Wong Kar-wai è imprevedibile e sfuggente, ed opera ormai su una scala più ampia. L’opera più ambiziosa è l’immaginifico 2046, ancora una volta un film che nasce da un altro, in una sorta di seguito di In the Mood for Love che immagina il futuro (la data del ritorno definitivo di Hong Kong alla Cina) e si avvita su se stesso per tornare in una fatidica stanza d’albergo del passato. Forse non pienamente capito all’epoca, è il Wong Kar-wai più barocco e audace.
Il successivo Un bacio romantico, esordio in lingua inglese, è invece un viaggio on the road per l’America al seguito della protagonista Nora Jones, in un piccolo film di aliena tenerezza che rimane un unicum nella sua filmografia.
E infine The Grandmaster, per ora ultima regia di Wong Kar-wai, che lo riporta al cinema di genere in cui è nato. Ma ovviamente la sua rilettura della vita di Ip man è stilizzata e originale, e ammirare il kung fu attraverso la fotografia di Doyle e il rapporto centrale tra Tony Leung e Zhang Ziyi è uno spettacolo purissimo di arte in movimento, che dovrà bastarci fino al prossimo ritorno - di cui si mormora - di un maestro indiscusso..