Fatih Akin è un regista che ha la capacità di costruire ponti tra diverse culture, spesso è visto come un tipico esempio di artista immigrato che combina le tradizioni di entrambi i Paesi. In streaming su MYmovies - con un'iscrizione a MYmovies ONE -  troverete i suoi viaggi tra la Germania e Istanbul, con il successo europeo della sua cupa e violenta storia, Oltre la notte, ma anche con il suo intimo e assurdo lungometraggio, Soul Kitchen, in cui Akin ha creato un film dalla geografia simile agli altri, ma con un paesaggio emotivo più leggero, dai toni quasi comici. Un altro film che ha superato gli esami è Il mostro di St. Pauli candidato all’ Orso d’Oro a Berlino nel 2019, che per la sua brutalità ha fatto discutere la critica mondiale. 
 

SOUL KITCHEN 
Spinaci, spaghetti e patatine fritte, il tutto soffocato da un quantitativo industriale di panna: il menu del Soul Kitchen, un ristorante decrepito in un magazzino riconvertito in una zona periferica di Amburgo, in Germania, potrebbe non essere adatto a tutti i palati. Ma il locale attira uno sparuto gruppo di clienti abituali, che se ne vanno in malo modo dopo che il suo gestore, Zinos Kazantsakis (Adam Bousdoukos), assume Shayn (Birol Ünel), una spocchiosa primadonna della cucina, come nuovo chef.

Anche se il tono non potrebbe essere più diverso, Soul Kitchen condivide con gli altri film di Akin la predilezione per i personaggi anticonformisti che vivono la vita al massimo e l'interesse tematico per il modo in cui gli individui di origine straniera interagiscono con la cultura tedesca dominante. Le preoccupazioni abituali di Akin sono mostrate in modo divertente. Un film che si diletta con le trovate e l'improbabilità, ma lo fa con un tale senso di divertimento che è difficile non farsi trascinare. 

OLTRE LA NOTTE
Akin fa centro con un thriller al limite della sopportazione, ispirato agli omicidi xenofobi commessi in Germania da un gruppo neonazista. A partire dalla tesa sequenza iniziale di un attentato contro i turchi che vivono in Germania.

Mentre la storia politicamente carica risveglierà l'indignazione per i crimini d'odio che ritrae realisticamente, ciò che porta davvero a casa l'orrore è una superba Diane Kruger nei panni di un'alcolizzata che fa uso di droghe ricreative, orgogliosamente tatuata e non apologetica per la sua vita fuori dagli schemi. Recitando nella sua lingua madre, il tedesco, l'attrice offre una performance di altissimo livello nei panni della coraggiosa, emotiva e spietata sopravvissuta Katja. 

IL MOSTRO DI ST. PAULI
Qual è la linea di demarcazione tra la rappresentazione e la celebrazione di film su figure terribili, in particolare con un sex symbol degno di nota come protagonista? È un problema che è meno probabile che venga sollevato con "Il guanto d'oro", l'iper-grida indagine di Fatih Akin su un altro famigerato serial killer degli anni Settanta, Fritz Honka: nessuno potrebbe accusare il regista di aver reso attraente qualcuno o qualcosa in un film così strenuamente dedicato alla propria perfezione, che si può praticamente sentire l'odore della carne umana che marcisce sullo schermo.

Interpretato dall'attore ventiduenne Jonas Dassler, invecchiato e ricoperto di protesi ripugnanti, l'Honka del film è ciò che più si allontana dalla glorificazione: uno strambo, vuoto di carisma così disumano che è difficile sentirsi dentro mentre lo vediamo brutalizzare e mutilare una vulnerabile vittima femminile dopo l'altra. Il mostro di St. Pauli assume la qualità piatta e insensibile di uno spettacolo particolarmente duro.