Da Nausicaa della valle del vento a Si alza il vento, celebriamo il sensei, attraverso cinque dei suoi lavori più rappresentativi.
Troppe volte ci siamo trovati di fronte alla prospettiva di un “ultimo film di Hayao Miyazaki” e abbiamo elaborato il lutto di una carriera che non avremmo mai voluto vedere conclusa. Si alza il vento, struggente e così dissimile dai precedenti lavori del maestro nipponico, sembrava l’epilogo definitivo. Ma con enorme stupore abbiamo accolto la notizia dell’uscita di Il ragazzo e l’airone - dal 1° gennaio al cinema - che di nuovo ci pare una summa definitiva della filmografia di Miyazaki. Nel racconto fantastico di Mahito e della sua insolita alleanza con un airone parlante, suo peculiare Virgilio, rivivono gli spiriti e le creazioni inconfondibili della fantasia dell’autore, così come le tematiche di morte e le riflessioni storiche di Si alza il vento. Il congedo ideale, a lungo rimandato e forse definitivo, a coronamento di uno stile e di uno storytelling che hanno formato intere generazioni e non hanno mai deluso. È l’occasione per celebrare nuovamente il sensei, attraverso cinque dei suoi lavori più rappresentativi.
NAUSICAA DELLA VALLE DEL VENTO (1984)
Miyazaki esce dal mondo della serialità televisiva di Conan e Lupin III per dedicarsi a un lungometraggio maturo e impegnativo. Nausicaa è la prima di molte eroine che verranno, in una straordinaria parabola ecologista calata in un futuro distopico, in cui la forza della narrazione e la libertà delle creazioni visive del regista già scorrono libere e inconfondibili. Le influenze letterarie e cinematografiche sono percepibili, ma la rielaborazione è originalissima e mescola elementi sci-fi e fantasy in un contrasto ossimorico tra passato contadino e futuro apocalittico, contraddistinto da uno stile personale. È l’atto fondativo dello studio Ghibli e della rivoluzione che sconvolgerà il cinema di animazione e non solo.
IL CASTELLO NEL CIELO (1986)
Prendendo spunto da una città de "I viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift, Miyazaki confeziona un racconto di avventura che rappresenta l’anello di congiunzione ideale tra il passato dei lavori su commissione e il presente d’autore. Pazu ricorda le fattezze di Conan e la vicenda presenta alcuni punti di contatto con Lupin III: Il castello di Cagliostro, ma l’allegoria ha già il respiro dei grandi lavori dello Studio Ghibli, con tutti i temi ricorrenti del cinema di Miyazaki: la dedizione al lavoro come passaggio essenziale per la maturazione dell'individuo e il sostanziale pessimismo sulla natura umana, vista come inevitabilmente contrastante con le esigenze della natura nel suo complesso.
IL MIO VICINO TOTORO (1988)
La speranza che la madre guarisca da una malattia si tramuta nel più strano degli incontri tra due ragazzine e un curioso animale legato alla forza ancestrale della natura. Il complesso e contraddittorio rapporto tra uomo ed ecosistema di Nausicaa della valle del vento raggiunge qui il suo apice, in una fiaba destinata a divenire simbolo dello Studio Ghibli e un classico contemporaneo per ragazzi (e non solo). Totoro diviene icona, pelouche gigante e nume tutelare del nostro fanciullino interiore: il suo mistero – da dove viene, cosa rappresenta – rimane insoluto e si apre a mille suggestioni. Non è importante trovare risposte, ma solo lasciarsi trasportare dalla magia e ritrovare un po’ di speranza tra le lacrime e la sofferenza.
LA CITTÀ INCANTATA (2001)
Per molti è il capolavoro di Miyazaki, la sintesi ideale della sua poetica. Un racconto pedagogico contemporaneo, un’allegoria della crescita e della perdita sotto forma di fiaba, giocata su molteplici piani di lettura. In un periodo di tempo, indeterminato come le regole del mondo degli spiriti, Chihiro vive un viaggio interiore ed esteriore che è quasi un trailer, una versione condensata, della vita destinata ad attenderla: un viaggio che ha una sola direzione e che, nonostante le angosce che cela, sa rivelare verità straordinarie. Struggente ed epico, con la capacità di trasmettere messaggi di rara profondità senza intaccare in alcun modo la godibilità della pura fruizione, mai così creativa ed esplosiva.
SI ALZA IL VENTO (2013)
Il “corpo estraneo” della filmografia di Miyazaki, in cui gli elementi soprannaturali e allegorici svaniscono per lasciare spazio a una biografia controversa e dolorosa, che in parte assume anche il sapore di autobiografia. Il sogno di conquistare il cielo e di volare viene inquinato dalla tragedia della guerra e la contraddizione pervade il protagonista, che – seppur contrario al conflitto – finirà per progettare un micidiale strumento di distruzione. Il presagio di morte che sembra avvolgere il film e l’ennesimo annuncio di ritiro del sensei sembrano lasciare pochi dubbi sul fatto che Si alza il vento rappresenti l’epilogo di una carriera. Finché non arriva Il ragazzo e l’airone, dieci lunghissimi anni più tardi.