Il 2 settembre Massimiliano Finazzer Flory presenta al Lido di Venezia il film Peppino Fumagalli, la Candy, le imprese, la famiglia.
Il 2 settembre alle ore 15:00 Massimiliano Finazzer Flory presenta a Venezia al Lido presso lo spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo il film Peppino Fumagalli, la Candy, le imprese, la famiglia.
L’azienda Candy, non significa solo “elettrodomestico”. E’ un segnale complesso e completo di quella parte di Italia che ha creato prodotti per il mondo. In chiave di industrie, cultura, tradizione, qualità. Soprattutto famiglia. La famiglia è la Fumagalli che per generazioni ha dato vita all’azienda. “Famiglia” nel contesto “Candy” è una cosa seria.
La Candy fa parte di un consorzio nobile e forte che accoglie imprese come l’hors catégorie Agnelli, dinastia reale privilegiata, Olivetti, Barilla, Ferrero, Armani, Bellisario, Ferrari, Prada, estratti dalla memoria di getto, ma sono la punta dell’iceberg. Candy è dunque una delle aziende che hanno fatto il Paese, e continuano a farlo.
Ma occorre, secondo il mio schema, una digressione, una retrospettiva per un quadro generale.
La Candy. L’azienda nasce nel 1927, l’idea è di Eden Fumagalli fondatore e capofamiglia. Il concetto “famiglia” sarà il karma perenne dell’azienda. La definizione è “macchine utensili”. L’evoluzione è veloce, si passa da 5 collaboratori nei primi anni trenta a oltre cento nel 1940. Il secondo conflitto mondiale interrompe la produzione ma nell’immediato dopoguerra l’azienda realizza la lavatrice Candy 50, presentata alla Fiera di Milano nel 1946. Sviluppata anno dopo anno quella lavatrice diventerà un segnale e un modello unico, venduto in tutto il mondo. Possedere una Candy era motivo di benessere e di orgoglio. Quell’ oggetto rendeva la vita più facile a tante, tante famiglie. Non era roba da poco.
Quella mitologica Candy 50 era il preludio di un successo dell’azienda che sarebbe diventato veloce e esponenziale: punti di vendita in tutto il mondo, prodotti sempre più perfetti e riconosciuti. La Candy, e la famiglia Fumagalli si ponevano come status del Paese Italia. Come detto sopra.
L’autore del film è Massimiliano Finazzer Flory, a sua volta personaggio che ha trasmesso nel mondo il Paese Italia. Ne dà una definizione la motivazione dell’Ambrogino d’oro ottenuto da Finazzer nel dicembre del 2007: "in qualità di saggista, autore di teatro, editorialista e curatore di rassegne culturali ha fatto di Milano, in questi anni, il centro di una serie di eventi che coniugano partecipazione popolare e qualità di contenuto". Ma da quell’anno, Finazzer ha fatto molto altro.
Ha divulgato la nostra cultura, in varie modalità, nei maggiori paesi di Occidente e di Oriente attraverso modelli come Pinocchio, Leonardo, Dante e Manzoni, fra gli altri. La sua applicazione alla Candy è l’ennesimo segnale di “cultura italiana”.
Il regista, accolto in casa Fumagalli esordisce nel film con queste parole: “Entrando in questa casa stavo pensando che la tradizione non è una colonna spezzata, ma resiste alle ingiurie del tempo, uno spirito che da essa promana”.
Poi ecco i protagonisti, la famiglia.
Sono i nipoti, e i figli di Peppino, Laura, lella, Beppe e Aldo, a raccontare quella vicenda come una chanson de geste, sempre in chiave di affetto verso il Peppino.
E quella fase di sentimento, non smarrisce il rigore dello sviluppo industriale, economico e tecnologico, anzi lo arricchisce.
Il racconto evoca una rivoluzione industriale nata in una piccola fabbrica della Brienza e che poi toccò i costumi e i consumi dell’industria internazionale. Era la Candy.
Il capitano di impresa Peppino Fumagalli e i suoi fratelli Enzo e Niso trasformarono la società prestando grande attenzione all’emancipazione del lavoro femminile.
La filosofia aziendale fatta di intuizioni e visioni vincenti era anche quella degli orizzonti, dei progetti e dei sogni squisitamente italiani.
E poi l’inventiva e la fantasia. Importante è il ruolo della Candy nel designer italiano, ricordabili sono gli spot e le partecipazioni nella Formula 1 e nel calcio.
Finazzer ha dichiarato: “ Il film è un appassionato racconto che parla di noi, di un’Italia che passa dal bianco e nero al colore cambiando con gli elettrodomestici anche le regole della comunicazione. Un documentario da non perdere per chi vuole scoprire la rivoluzione industriale del secondo novecento con un racconto in prima persona dei protagonisti, con testimonianze, aneddoti che ci invitano a partecipare a un’impresa emozionante.”