Da oggi al cinema, il film di Frances O’Connor racconta la giovinezza di Emily Bronte e la genesi del suo romanzo più celebre, oggetto nel corso del tempo di molteplici trasposizioni cinematografiche e televisive.
Esce oggi nelle sale il film Emily, per la regia di Frances O’Connor. Emily è la Brontë, la grande scrittrice inglese. Del film è protagonista anche la sorella Charlotte, talento altrettanto grande. Altro protagonista è il romanzo Cime tempestose, un testo che fece epoca e… continua a farla se stiamo per assistere a un nuovo film che lo racconta.
Com’è mia abitudine ritengo opportuno contestualizzare una vicenda e un’epoca.
Le sorelle Brontë fanno parte di un movimento che comprende scrittrici come Jane Austen, Mary Shelley, Virginia Woolf, Agatha Christie, Doris Lessing, J.K. Rowling.
Sono signore che hanno cambiato la letteratura e le cose. Non esiste un gruppo così nobile e incidente in tutta la letteratura del mondo.
Le sorelle. Il loro rapporto non fu mai semplice, dire amore-odio forse è una sintesi impropria, ma siamo da quella parti. L’incipit del film della O’Connor esprime con efficacia quel rapporto. Emily ha un malore, è subito chiaro che non si tratta di cosa banale. È a letto, appena cosciente. L’inquadratura scorre sui tre volumi che contengono Cime tempestose. Charlotte incombe sopra la sorella. Le chiede: “Come l’hai scritto?... come hai scritto Cime tempestose.” Debole, stanca, Emily risponde “Ho preso la penna e l’ho posata sul foglio”. “C’è qualcos’altro, qualcosa che mi nascondi” “Ma perché è così difficile credere che tua sorella abbia scritto qualcosa di valido.” “Emily, è un libro orribile, brutto e pieno di egoisti che pensano solo a sé stessi” Emily, rassegnata: “Bene”. Ma Charlotte non ha finito. “C’è qualcos’altro…”.
Ecco dunque rivelato, in poche battute, in modo impietoso, il rapporto. Parte il flashback. Charlotte si è appena diplomata e torna a casa. Mostra fastidio per la vita che conduce Emily, “con la testa sempre fra le nuvole”. Appare un personaggio interessante, il curato William Weightman, che affascina tutte le ragazze tranne, forse, Emily, che preferisce la compagnia del fratello Branwell, che si dedica alla pittura, poi alla poesia, ma la qualità latita in entrambe le discipline. Questi due uomini saranno i protagonisti perenni delle vite delle sorelle. Entrambe non indifferenti al fascino di William. Charlotte sospetta una relazione della sorella con William. Il mistero sovrasta tutta la narrazione. Ci sono delle misteriose lettere che potrebbero chiarire, ma chissà se esistono. I due uomini muoiono. La reazione di Emily è la scrittura di Cime tempestose, nonostante la disapprovazione della sorella. Alla fine le lettere appaiono. Emily confessa a Charlotte il suo amore per William e le chiede di bruciare le lettere dopo la sua morte. Charlotte esegue.
Nel frattempo il romanzo è diventato un successo in tutto il mondo. Una sintesi.
Heathcliff è uno zingaro trovatello, allevato in una casa dove vivono un fratello e una sorella. Il fratello lo odia, la sorella Kathy lo ama. Quando il padre dei due muore, il fratello caccia il giovane zingaro, che tornerà dopo alcuni anni, avendo fatto fortuna in America. Intende riconquistare la ragazza, che resta però fedele all’uomo che nel frattempo ha sposato. Ma la poveretta, sconvolta dai suoi contrastanti sentimenti, muore di disperazione. Anche Heathcliff finisce per distruggere sé stesso. Così i due i due amanti finiscono per riunirsi altrove, finalmente.
Valgono gli scenari, rapinosi: la brughiera coi suoi misteri, la luna che appare e scompare, il vento che smuove erba e piante, il grido dei corvi nella notte. E poi quei sentimenti così forti, tragici e mai conclusi.
Quella storia era dunque un’attrazione irresistibile per il cinema. Una selezione. Nel 1939, anno d’oro del cinema, la United Artist investe molto sul titolo. Affida il film a William Wyler, il ruolo di Heathcliff a Laurence Olivier e quello di Kathy a Merle Oberon. Tre fuoriclasse. Il risultato è un’edizione che, nei decenni, non verrà mai superata. Nel 1954 è un altro grande autore, Luis Buñuel a dedicarsi a quel romanzo, mettendoci del suo in chiave di mistica. Nel 1970 è l’inglese Robert Fuest a firmare Cime tempestose. Interessante la scelta di Heathcliff, l’ottimo Timothy Dalton, che sarebbe diventato un “Bond”.
Opportuno ricordare l’edizione della Rai del 1965, grazie a Sandro Bolchi, che negli anni Sessanta e Settanta, raccontò agli italiani molti dei grandi romanzi che hanno contribuito alla nostra formazione. Heathcliff era Massimo Girotti, attore molto elegante, non del tutto a proprio agio. Kathy era Anna Maria Ferrero, perfetta.