Dieci episodi che preparano, senza troppa sostanza, il terreno per il prossimo anno. Su TIMvision.
Dedicata inizialmente al tema della vendetta e alle sue conseguenze, la quinta stagione di The Handmaid's Tale gioca a ribaltare le sorti di June e Serena ma soprattutto prepara la futura conclusiva annata. Il problema di questa stagione, già in nuce nella precedente, è che c'è troppo Canada e troppo poco Gilead, dove le manovre di Waterford e Nick avrebbero meritato maggior spazio. Il Canada, a differenza delle precedenti stagioni in cui era una sorta di isola felice, accogliente e senza problemi che non fossero burocratici, diventa finalmente un luogo problematico e con la sua tensione, ma dal punto di vista cinematografico rimane analogo alla nostra realtà quotidiana: non ha insomma l'atmosfera fuori dal tempo di Gilead, né i suoi costumi dai colori codificati, né tantomeno i suoi rituali e le sue parate, che nelle loro coreografie hanno fatto la forza della serie.
Per quanto ci siano buone premesse per il finale e alcuni passaggi siano efficaci, questa stagione risulta di passaggio e senza troppa sostanza, soprattutto a fronte dei dieci episodi lunghi episodi di cui è composta