Un'opera che si pone oltre la denuncia di un paese, l'Iran, in cui sta diventando complicato fare cinema in liberà. In concorso.
Dall'Iran arriva un film di denuncia che costruisce il proprio assunto sul ricordo e sul desiderio. Un film che non fa concessioni al regime degli ayatollah mentre costruisce una vicenda che va oltre alla semplice denuncia per scavare nel profondo di una condizione umana ed esistenziale. Il fare film oggi in Iran uscendo dagli schemi consueti non deve essere per nulla facile e quindi l'escamotage dell'immaginario può divenire utile per far sì che la lettura dei censori non sia così drastica come invece avrebbe potuto essere.
Resta forte la percezione di un cinema che sente battere con violenza alle proprie porte l'imposizione del Potere. In una visione della società che si vorrebbe ipovedente e quindi incapace di 'guardare oltre', quei colpi si trasformano in un collirio che, se anche attualmente non può modificare la situazione, impedisca almeno che si trasformi in cecità conformistica e totale.