MARGINI, FINALMENTE UNA COMMEDIA ITALIANA IN CUI SI RIDE DAVVERO

Tanto divertente quanto amaro, il film di Niccolò Falsetti deve moltissimo al cinema dei Virzì e tuttavia se ne affranca perché riesce a restare ruspante vero, e perché racconta una generazione successiva a quella di Ovosodo. Presentato a Venezia 79 nella Settimana della Critica.

Paola Casella, venerdì 2 settembre 2022 - Mostra di Venezia

Grosseto, 2008. Michele, Edoardo e Iacopo, amici da sempre, formano un gruppo street punk hardcore, ma non hanno una lira, un’occupazione, e neppure un luogo in cui suonare. Quando si trovano a dover ospitare in città la band americana Defense dovranno darsi da fare per organizzare al meglio tutto.

Margini è (finalmente!) una commedia italiana in cui si ride davvero ma che ha il sapore amaro di una realtà che non sorride ai giovani, in particolare agli artisti. Deve moltissimo al cinema dei Virzì (Paolo, ma anche il Carlo di I più grandi di tutti) e tuttavia se ne affranca perché riesce a restare ruspante vero, e perché racconta una generazione successiva a quella di Ovosodo.

È soprattutto l’energia che attraversa la narrazione a rendere coinvolgente questa storia di tentato riscatto dove funziona tutto, soprattutto la corrente nervosa e la recitazione di tre ottimi attori che sembrano fisicamente rimandi pop culturali: Edoardo (Emanuele Linfatti) una versione underground di Fedez, Iacopo (Matteo Creatini) un giovane Edoardo Gabbriellini e Valentina Carnelutti (la madre di Edo) la Nicoletta Braschi senza Benigni.
 

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