FULL TIME E LA CORSA PER IL TEMPO, TEMA CARDINE DEL CINEMA CHE RACCONTA IL MONDO DEL LAVORO

Nel film di Gravel a lottare è una donna, magnificamente interpretata da Laure Calamy, e in fondo questo è un punto importante poiché all'interno della lotta di classe si annida silente la questione di genere. Al cinema.

Alice Catucci, sabato 2 aprile 2022 - Focus
Laure Calamy (49 anni) 22 marzo 1975, Orléans (Francia) - Ariete. Interpreta Julie nel film di Eric Gravel Full Time - Al cento per cento.

Quando Julie ottiene finalmente un colloquio nell'ambito lavorativo per cui ha studiato, la sua diventa una vera e propria corsa contro tutti: contro i turni del suo impiego attuale come capo cameriera in un hotel di lusso; contro Parigi, che con il suo sciopero nazionale sembra mettercela davvero tutta per impedirle di arrivare in orario ai suoi appuntamenti, prima di riuscire a giungere finalmente a casa, stremata, dai suoi due figli.

Infatti la corsa di Julie, interpretata da Laure Calamy (di recente è stata Noémie Leclerc nella fortunata serie Chiami il mio agente!), è soprattutto una costante corsa contro il tempo, in questo film di Eric Gravel dall'esplicativo titolo Full Time. Julie non ha mai tempo di fare nulla e questa mancanza è direttamente proporzionale a quella di denaro, che rende l'esistenza della protagonista un'esistenza priva di dignità.

E in fondo da quando il cinema racconta il lavoro, sembra sempre essere questo uno dei temi principali: il tempo, la cui qualità garantisce un'esistenza dignitosa. Pensiamo alla cinematografia del regista inglese Ken Loach, e tornando molto indietro negli anni, a Tempi Moderni di Charlie Chaplin, in cui, assecondando il tempo della fabbrica (e quindi del denaro) Charlot si riduceva a non avere più il controllo del proprio corpo e delle proprie azioni (“Tramite la macchina, il tempo è divenuto il nostro sovrano” scriveva Erich Fromm nel suo "Avere o Essere?").

D'altronde il cinema è l'arte che meglio di tutte è in grado di restituire l'andamento del tempo. Lo fa con il montaggio certo, ma nel caso di Full Time, anche attraverso una regia meticolosa, che a ragione è valsa a Eric Gravel il premio per la Miglior Regia della sezione Orizzonti alla 78. Mostra del Cinema di Venezia. È proprio tramite la scelta delle sue immagini, prima ancora che attraverso il ritmo serrato del montaggio, che Gravel restituisce il senso di affanno e di panico che attanaglia la protagonista, mortificando al limite della sopportazione ogni singolo minuto della sue giornate.

Sono prima di tutto le immagini della città di Parigi, che scorre veloce e impietosa attraverso i finestrini delle innumerevoli macchine su cui sale Julie, ridotta a fare l'autostop per raggiungere la Capitale dalla periferia in cui abita. Una Capitale che appare severissima, e che vomita essa stessa attraverso il fumo divampato dai fuochi delle proteste, le grida dei lavoratori che denunciano a gran voce le loro condizioni di vita. Che poi i problemi di Julie scaturiscono soprattutto dagli scioperi che paralizzano la città, e in questo modo Gravel restituisce abilmente quella diabolica impasse per la quale la lotta è, e sempre sarà, una questione fra poveri.

Insomma è un cinema, questo di Full Time, che si muove a favore del recupero di un tempo che scorra per tutti in modo dignitoso. E rimanendo in Francia e in zona scioperi, registicamente anche Stéphane Brizé ha saputo restituire magistralmente il tempo concitato della protesta, con film come La legge del mercato, In guerra (guarda la video recensione), o il recente Un altro mondo, (anch'esso al Lido lo scorso anno), dove il punto di vista è questa volta quello del padrone.

In Full Time però a lottare contro il tempo c'è una donna, e in fondo questo è un punto importante poiché all'interno della lotta di classe si annida silente la questione di genere. Vien da pensare anche al Due giorni, una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne dove è Marion Cotillard ad avere i minuti contati o al nostrano Sole Cuore Amore di Daniele Vicari, nel quale le ore scorrono cieche lungo i binari, che vedono Isabella Ragonese raggiungere esausta ogni giorno il posto di lavoro.

E in Full Time Laure Calamy esprime davvero ogni sfumatura della sua miseria; ci rende partecipi, attraverso gli sguardi, della sua condizione, che dalla crescente disperazione raggiunge finanche la meschinità, perché Julie deve recuperare a tutti i costi il suo tempo, bene fondamentale, di cui è priva.

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