MEL BROOKS, IL GRANDE PROFETA DELLA COMICITÀ SI RACCONTA IN UN LIBRO

In "Tutto su di me" l'artista di origini ebraiche svela il dietro le quinte di una carriera leggendaria.

Pino Farinotti, mercoledì 22 dicembre 2021 - Focus
Mel Brooks (Melvin Kaminsky) 28 giugno 1926, New York City (New York - USA) - Cancro.

"Mel Brooks – Tutto su di me". Il grande artista si racconta nel libro edito dalla Nave di Teseo. Prima indicazione, non piccola: Brooks, regista, attore, produttore, scrittore, è uno dei pochissimi a essersi aggiudicato i quattro più importanti premi dello spettacolo: Emmy (televisione), Grammy (musica), Tony (teatro), Oscar (cinema). Ultrameritati. Brooks è un profeta della comicità di origini ebraiche, che da sempre, da quando c’è il cinema, comanda quel genere.

Solo alcuni nomi, fra le decine, talenti completi, attori autori: Groucho Marx, Charles Chaplin, Jerry Lewis, Peter Sellar, Woody Allen, Gene Wilder, Sid Caesar, Lenny Bruce. Ci metto anche i Coen, che non sono comici puri ma la sequenza de Il grande Lebowski, dove Jeff Bridges e John Goodman spargono le ceneri del loro amico nel Pacifico, è la più divertente del cinema dell’ultimo quarto di secolo. Sequenza evoca sequenza. A volte mi concedo degli assoluti, so bene che possono essere arbitrari, discrezionali. Evoco un momento de La pazza storia del mondo, quando Mel-Mosé riceve tre tavole dei quindici comandamenti. Una gli cade a terra e si rompe. Allora, dal Sinai, annuncia al popolo di aver ricevuto da Dio le tavole dei dieci comandamenti. C’è intelligenza, invenzione, paradosso, provocazione e grande estetica. E si ride.

Altro assoluto, ma questo non è arbitrario, è accreditato da quelle classifiche che tanto amano gli americani. Frankenstein junior, con A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, è considerato il film più divertente di tutto il cinema. Il risvolto del libro propone una sintesi perfetta: “A 95 anni Mel Brooks svela il dietro le quinte di una carriera leggendaria. Ripercorre i successi e le delusioni, le amicizie a Hollywood, le collaborazioni con Sid Caesar, Gene Wilder, Alfred Hitchcock, Marty Feldman, David Lynch e l’incontro con il grande amore della sua vita, l’attrice Anne Bancroft”. In oltre 600 pagine Brooks ha lo spazio per raccontare tutto di sé. L’Italia gli sta a cuore: “Mi sento italiano, mia moglie Anne Bancroft era italiana, aveva adottato un nome d’arte. Ma in realtà si chiamava Anna Maria Italiano. E io ho imparato ad amare il cinema grazie a registi come De Sica, Rossellini, Fellini.    

Leggendo il libro emergono, “dal vivo”, certi concetti che la critica e il pubblico hanno attribuito a questo autore. La base è naturalmente la cultura e la mistica ebraica. Però con una direzione precisa che è New York. Un luogo che se ti ospita non può non condizionarti. Brooks ha colto, da quella città, un registro particolare, decisivo, che è la verità che ispira. La comicità newyorkese ti induce a scrivere affidandoti al tuo talento, magari visionario, ma poi ti richiama a un nocciolo di verità. Titoli come Per favore non toccate le vecchiette, Il mistero delle 12 sedie, Balle spaziali e The Elephant Man, dove Brooks è produttore, fanno parte del corpo e della memoria del cinema. Un ultimo titolo che vale la pena di ricordare: Mezzogiorno e mezzo di fuoco, opera amata da un personaggio particolare, Barack Obama. Un titolo che contiene implicazioni civili profonde, espresse divertendo.

Il tema: lo sceriffo che si batte da solo contro una città è un nero dall’apparenza inoffensiva, però ingegnoso e coraggioso. I banditi le tentano tutte contro di lui (prima gli mandano contro un ferocissimo Ercole, poi una vamp da saloon, infine un intero esercito di mercenari). Invano: il nero vincerà su tutta la linea.

Una predilezione “presidenziale” comprensibile. Va detto che Brooks parlando di lui dice “il mio grande amico Obama”.

A chiudere: in un podio ideale del cinema comico-intelligente, credo che Mel si contenda la posizione di vertice. Con Woody.

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