Una carrellata attraverso il cinema muto con i commenti di chi lo ha conosciuto da vicino. Presentato al 39TFF e prossimamente al cinema.
Che cosa resta del cinema muto italiano? Moltissimo, recuperato dai ricchi archivi dell'Istituto Luce e dalle cineteche di mezza Europa. E molti ricordi dell'epoca sono affidati alle parole di chi quel cinema l'ha fatto o raccontato in tempo reale, da Giovanni Pastrone a Lyda Borelli, da Francesca Bertini a Luigi Pirandello, da Antonio Gramsci a Salvador Dalì. Céline Gailleurd e Olivier Bohler, ricercatori e docenti francesi esperti in cinema delle origini, intessono un arazzo formidabile di immagini (inframmezzate da intertitoli) e parole (narrate in voce fuori campo da Isabella Rossellini nella versione italiana e Fanny Ardant in quella francese), ricostruendo un mondo e un'epoca, dalla fine dell'800 al primo ventennio del '900.
"Il cinema muto italiano è stato uno dei più creativi dell'epoca", scrivono i registi. "Con l'avvento del sonoro quelle pellicole sono state dimenticate, perse o distrutte". Ed è dunque prezioso il loro lavoro storico e filologico di ricostruzione, recuperando per lo più bobine in nitrato miracolosamente sopravvissute e gelosamente custodite da esperti e amatori.