Il film di John Andreas Andersen richiama alla mente il cinema di Emmerich e Berg, confermando una recente tendenza del cinema norvegese per il filone catastrofico. Presentato alla Festa del Cinema di Roma e prossimamente al cinema.
Mare del Nord. Una piattaforma petrolifera crolla sulla costa norvegese. Le cause sono attribuite a un cedimento del terreno. I ricercatori cercano di capire quello che sta accadendo e vengono convocati anche i ministri del petrolio e dell'energia per affrontare l'emergenza. Tra coloro che lavorano in quello che è considerato uno dei più grandi giacimenti petrolifero del mondo, ci sono anche Stian e Sofia, una coppia fidanzata da nove mesi ma che ancora non ha deciso di andare convivere. Mentre la situazione peggiora, gli operai vengono fatti evacuare. Stian si offre di andare a chiudere manualmente il pozzo perché non è possibile farlo dal centro-ricerche e resta intrappolato. Sofia capisce che non sarà soccorso da nessuno e allora cerca lei stessa, assieme al suo collega Arthur, di soccorrerlo per salvargli la vita.
Parte con un documentario. Ci sono le immagini d'archivio dei giacimenti e la voce di un uomo che lavora sul luogo da quando aveva 18 anni e dice: "Dovevamo seguire gli americani". In realtà si scopre che poi è un personaggio del film.
The North Sea attraversa infatti generi prima di approdare al disaster-movie. Comincia come una commedia alla Vinterberg più ripulita con il gruppo di colleghi e amici riuniti per un barbecue, poi passa al fantasy con la luce rossa sui volti di Sofia e Arthur mentre sono davanti al monitor dove cercano di rintracciare i dispersi dopo il crollo della piattaforma e successivamente approda all'horror con il corpo di un operaio deceduto che galleggia.