Michele Rech, noto nell’universo del fumetto come Zerocalcare, stravince la sfida della serie televisiva con un’overdose di immagini, parole (in slang) e gag visive. Presentato alla Festa del cinema di Roma e dal 17 novembre su Netflix.
Michele Rech, noto nell’universo del fumetto come Zerocalcare, affronta la sfida della serie televisiva e la stravince con un’overdose di immagini, parole (in slang) e gag visive: un ottovolante sensoriale che, come avverte un cartello iniziale, “potrebbe disturbare gli spettatori fotosensibili.
L’aderenza alla contemporaneità è totale e declinata sul rapporto fra un maschile esautorato e vittima di un senso perenne di “inadeguatezza di genere” e un femminile determinato e poco incline a sottomettersi ad un patriarcato sulla via dell’obsolescenza: non è un caso che le due protagoniste femminili, Sarah e Alice, abbiano l’una un timbro maschile, l’altra metallico, perché Zero ammette di non saper nemmeno riprodurre il suono della loro voce.
Le sue peripezie hanno un fondo amarissimo di verità, ovvero quello che manca regolarmente alla commedia italiana contemporanea, e l’irresistibile Armadillo (doppiato da Valerio Mastandrea) è un controcanto efficacissimo per i dolori del giovane Zero.
Siamo di fronte al rarissimo caso in cui il mondo di un autore di fumetti trova la sua perfetta trasposizione sul mezzo audiovisivo (cosa che non si poteva dire dell’adattamento cinematografico La profezia dell’armadillo).