PIAZZOLLA, L'OMAGGIO A UN ARTISTA COMPLESSO E SOVVERSIVO CHE AMÒ, ELEVÒ E RIVOLUZIONÒ IL TANGO

A 100 anni dalla nascita, il documentario di Daniel Rosenfeld ripercorre la vita e la genialità del musicista e compositore argentino Astor Piazzolla. Da venerdì 8 ottobre al cinema.

Marzia Gandolfi, giovedì 7 ottobre 2021 - Recensioni

Suonare il bandoneón è come pescare gli squali, bisogna farlo in piedi, in entrambi i casi serve una forza eccezionale e soprattutto nessun problema di schiena…”. Si apre con questa ‘affermazione’ il documentario Piazzolla – La rivoluzione del tango, giustificando il suggestivo titolo originale (Piazzolla, the Years of the Shark) e donando il tono a questo ritratto immersivo. 

Diretto da Daniel Rosenfeld e nutrito dalle registrazioni analogiche pescate negli archivi familiari, il suo documentario ritorna sulla vita, quella intima e quella professionale, del compositore argentino che aveva visto l’avvenire del tango. 

Artista visionario (1921-1992), che avrebbe compiuto cento anni nel marzo 2021, Astor Piazzolla ruppe la barra del conformismo musicale e cacciò gli squali con la stessa pugnacità. Davanti al grande oceano blu della tradizione si compie la sua rivoluzione che conosce marosi e giorni pieni di sole. Piazzolla ha dedicato la vita e un’energia illimitata a fare uscire il tango dalle sale da ballo per condurlo in quelle da concerto. Nessun rispolvero ma una trasformazione culturale: produrre un tango da ascoltare elevando il valore artistico di questa musica urbana, nata alla fine del XIX secolo. 

La rivoluzione lo aveva condotto al “Tango Nuevo”, aveva spezzato l’economia restrittiva e codificata del genere per aprirlo a nuove proposizioni. Ma reinventare i codici estetici ha un prezzo che Piazzolla paga caro al suo Paese, in cui dimora incompreso per sempre, e alla sua famiglia, che lascerà per proseguire una ricerca progressiva e incessante. 
 

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