JONAS CARPIGNANO: «A CHIARA È UNA DEDICA AI GIOVANI CALABRESI CHE HANNO CORAGGIO E VOGLIA DI CAMBIARE»

Piombato sul panorama cinematografico italiano (e internazionale) come un ciclone, mezzo americano e mezzo italiano, Carpignano racconta a MYmovies il suo ultimo lavoro, premiato alla Quinzaine des Realizateurs e dal 7 ottobre al cinema.

Paola Casella, martedì 28 settembre 2021 - Incontri

Il tuo browser non supporta i video in HTML5.

Jonas Carpignano (41 anni) 16 gennaio 1984, New York City (New York - USA) - Capricorno. Regista del film A Chiara.

Jonas Carpignano è piombato sul panorama cinematografico italiano (e internazionale) come un ciclone, vincendo premi a Cannes, a Venezia e ai David di Donatello. Certo, le premesse c’erano tutte: uno zio regista, Luciano Emmer, un nonno che girava Caroselli, un compagno di scuola, Benh Zeitlin, destinato a diventare un regista di talento e un nume tutelare, Martin Scorsese, disposto a supervisionare il montaggio del suo secondo film da regista. Più un’innegabile capacità poetica nel raccontare storie di chi deve trovare il proprio posto nel mondo a dispetto di grandi difficoltà. A Chiara, vincitore del premio Label Europa Cinemas alla Quinzaine des Realizateurs di quest’anno (che Carpignano aveva già conquistato nel 2017 con il film precedente) è il terzo elemento di una trilogia ambientata a Gioia Tauro iniziata con Mediterranea (il cui titolo originale era A Chjàna) e proseguita con A Ciambra.

Qual è il filo rosso che collega i film della trilogia?
I loro tre protagonisti cercano di capire ciò che sono disposti o meno ad accettare del mondo in cui vivono, del quale mettono in discussione le regole senza rifiutarle completamente, alla ricerca della propria bussola morale. Tutti e tre si sforzano di decidere per loro stessi come vogliono vivere nella loro realtà.

Tuttavia per loro anche l’appartenenza alla comunità è importante.
Certo, e abbandonarla per trovare la propria via non è sempre una scelta. Ci sono persone che lasciano completamente le radici, altre che trovano una via di mezzo, altre che rimangono radicate al loro mondo. Per questo mi interessano soprattutto i giovani, Pio e Chiara (i protagonisti di A Ciambra e A Chiara) ma anche Koudous (il protagonista di Mediterranea) che pur non essendo giovane come loro viene in contatto con un nuovo mondo e sta a lui a decidere come vuole vivere, chi vuole essere e quali regole vuole seguire in quel mondo. 

È successo anche a lei di chiedersi quali regole voleva accettare e quali no?
Sì, e penso succeda a tutti, anzi, mi auguro che succeda a tutti, perché è nel momento in cui mettiamo in discussione non solo noi stessi ma il mondo come ci viene presentato che iniziamo veramente a essere indipendenti, a riconoscerci come individui che cercano il loro posto nel mondo.

In quale cultura si ritrova maggiormente, quella afroamericana di sua madre o quella italiana di suo padre?
In entrambe, perché sono tutte e due le cose. Mi sono formato a livello accademico negli Stati Uniti perché mamma e papà ci tenevano tantissimo a mandarmi a scuola là, dato che all’epoca era un pregio formarsi all’estero - oggi non credo sia esattamente così, anzi, spingerei nella direzione opposta - però sento di appartenere a tutti e due i mondi. La decisione di fare cinema mi ha portato a vivere qua perché il cinema italiano mi sembrava più avvicinabile: da bambino ero sempre sul set con mio zio e mio nonno. Sento di appartenere alla cultura e alla tradizione italiana ma anche al mondo afroamericano del Bronx, che mi ha dato tantissimo.
 

Girerebbe mai un film in quel Bronx?
Beh, mai dire mai! Ma il Bronx dove sono cresciuto io non esiste più, un altro motivo per cui mi sento più a mio agio qui: non riconosco più la New York in cui sono cresciuto, mentre riconosco ancora l’Italia del passato e ho una famiglia molto ampia qui, mentre in America eravamo sempre in pochi, mamma, papà e alcuni cugini materni. Per me l’Italia è sempre stata un punto fermo, e mi sento molto più vicino al modo di fare italiano che a quello americano.

In A Chiara racconta una storia in cui la criminalità organizzata ha un impatto sulla vita privata delle persone attraverso il genere, come hanno fatto anche Piazza e Grassadonia in Sicilian Ghost Story.
In realtà parto sempre dal punto di vista del protagonista e cerco sempre di raccontare un mondo che assomigli a quello in cui vive. In A Ciambra il modo di raccontare era rocambolesco perché la ciambra è così, mentre invece il mondo della criminalità organizzata raccontato in A Chiara è strutturato, pieno di segreti e di luoghi nascosti, quindi volevo che anche il racconto avesse un linguaggio cinematografico più strutturato. Certo, siccome al centro della storia c’è un mistero che Chiara sta cercando di risolvere, riconosco che nel film ci sono elementi di genere giallo.

La protagonista di A Chiara non può fare a meno di cercare la verità, un po’ come lei. È una condanna o un privilegio?
Chi è fatto così non ha scelta: ci viene naturale sfidare i nostri contesti, indagare, approfondire. Se nel mio caso questo sia un pregio o un difetto ancora non l’ho capito (ride). Ma per quanto riguarda Chiara e la sua interprete, Swamy Rotolo, e per la sua generazione è un pregio. Loro appartengono a un mondo globalizzato, nel bene e nel male, non sono più chiusi nella scatola della provincia o del piccolo paese, riescono a ragionare incorporando altri punti di vista perché il mondo per loro è aperto, e questo dà loro una grande forza. Anche la musica in questo film ha lo scopo di far capire che i ragazzi oggi appartengono ad una cultura più ampia e globale.

Alla colonna sonora contribuisce anche Benh Zeitlin: lavorate spesso insieme?
Sì, ci conosciamo da una vita, siamo stati compagni di università e la mia ultima esperienza americana è stata lavorare sul suo film Re della terra selvaggia. Benh è un vero amico, e cerchiamo sempre di lavorare “in famiglia”. La prima volta che ho parlato di A Chiara, nel 2015, c’era anche lui e mi ha seguito lungo tutto il percorso: Benh è un valore aggiunto che va al di là del semplice rapporto professionale. 

Qual è la sua idea di cinema?
La gente scrive che appartengo al mondo del cinema del reale ma non amo solo quello, fondamentalmente amo tutto il cinema. Per me è un modo per esprimersi e di indagare, di intervenire e catturare ciò che accade nel momento. Soprattutto il cinema è un’esperienza comune e collettiva che va condivisa e che arricchisce chi la ama.

Non è mai retorico e giudicante: se lo pone come obiettivo?
Dato che non mi viene naturale né giudicare né esprimermi in modo retorico, non mi voglio snaturare per aggiungere un messaggio ai miei film. In generale credo sia importante non giudicare, tornando a ciò che dicevamo all’inizio non voglio mai imporre la mia bussola morale sui personaggi, voglio rispettare le loro. Per me la cosa importante è comunque avercela, una bussola morale: poi possiamo discutere dalla mattina alla sera del suo valore e sviscerare le nostre differenze, ma rispetto chi vive seguendo le sue regole. Per me una bussola morale è molto più importante di una linea politica, perché ci sono opportunisti che esprimono opinioni solo per accumulare consensi - lo vediamo tutti i giorni sui social.

Una curiosità: come mai tutti i i titoli dei suoi film cominciano per A?
Bella domanda! Un po’ viene dal dialetto (“a” sta per l’articolo), e serve a dare spazio al linguaggio del luogo cui appartengono i personaggi. Ma nel caso di A Chiara funziona anche come dedica ai ragazzi e ragazze coraggiosi che vivono in Calabria e sono pronti a sfondare i muri per cambiare la percezione di come si vive in un posto come Gioia Tauro.

Anche il titolo del suo prossimo inizierà con A….?
(Ride) Staremo a vedere!

ALTRE NEWS CORRELATE
INCONTRI
Claudia Catalli - venerdì 21 febbraio 2025
Il regista è alla Berlinale per presentare il primo film di una trilogia in uscita in Italia dal 13 marzo. Vai all’inervista »
INCONTRI
Tommaso Tocci - venerdì 20 dicembre 2024
Ancora disponibili gratuitamente in streaming fino al 31 dicembre 9 film diretti da giovani promesse europee. Vai all'intervista »
INCONTRI
Giovanni Bogani - venerdì 20 dicembre 2024
Intervista all'attore protagonista della serie Of Money and Blood. Su MYmovies ONE. Vai all'intervista » I Guarda Of Money and Blood »