BIENNALE CINEMA CHANNEL, L’INTEGRAZIONE TRA SALA E STREAMING PASSA PER UN PROGRAMMA UNIVERSALE

Gli spettatori lontani dal Lido non dovranno rinunciare al grande cinema della Mostra. Un viaggio in tutto il mondo grazie alle ricche prime mondiali disponibili dal 1° settembre.
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Roy Menarini, domenica 29 agosto 2021 - mymovieslive

La nascita di Biennale Cinema Channel, nel suo complesso, e la Sala Web della Mostra del Cinema di Venezia 2021, nello specifico, confermano l’avvenuta e crescente sinergie tra i festival dal vivo e la loro versione streaming. Il Biennale Cinema Channel si pone come memoria del festival, come archivio delle opere non edite, e di fatto come distribuzione alternativa in uno scenario di circolazione del cinema d’arte e d’autore a dir poco difficile (e non solo per i problemi legati al Covid).

La Sala Web obbedisce invece all’esigenza, sempre più tangibile, di affiancare alla proiezione dei film in presenza (per pubblico o accreditati che possono permanere al Lido di Venezia) una ricca selezione per coloro che stanno a casa – e sono la maggior parte. Si tratta di cinefili, studenti, accademici, o anche semplici curiosi, che vedranno un certo numero di pellicole a casa propria. 

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Le esperienze, insomma, si integrano. Il pubblico è fluido: chi oggi vedrà questo festival seduto alla scrivania o sul divano l’anno prossimo potrebbe raggiungere il Lido, e viceversa. Il ritorno in presenza, graduale, di tutti i festival, dimostra che il pericolo di una fuga dalla sala e dall’esperienza concreta è (come prevedibile) evitato. Semplicemente, i festival ora possono avere entrambe le cose: gli spettatori in presenza e quelli lontani, impossibilitati, raggiungibili con lo streaming.

La selezione dei film è sempre una promessa. Anche per Sala Web, saggeremo il lavoro dei curatori e degli esperti, lo giudicheremo, lo godremo, lo valuteremo. Sulla carta, il mappamondo proposto è davvero rotondo, ampio. Film da Usa, Israele, Romania, Italia, Brasile, Francia, Finlandia, Messico, Cambogia, Bolivia, Lituania e altri paesi vicini e lontani. Mai come nell’epoca della globalizzazione troviamo che il linguaggio del cinema sia diventato il vero esperanto universale, quello in grado di allacciare tra loro classi sociali simili in contesti culturali differenti, o di unire sentimenti riconoscibili anche a latitudini distanti. 

I generi, a loro volta, sono presenti esplicitamente o come motori nascosti sotto la carrozzeria del film. Dal western di Old Henry al melodramma di The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic o Mama, I’m Home, via via fino al giallo di Deserto particular e ai documentari che fanno storia a parte, una fetta ormai cospicua se non essenziale della produzione contemporanea. 

E poi c’è il cinema italiano. Verso cui l’attesa dopo le due durissime stagioni del Covid è enorme, sia per quanto riguarda i film già realizzati e rimasti in soffitta, sia per tutti quelli – e sono tantissimi – che sono stati girati successivamente con famelica voglia di ritorno alla normalità. Come saprà, il nostro cinema, reagire alle difficoltà, leggere il presente, osservare la crisi e la società, sublimare il destino di un futuro sempre incerto?

Nei ben 15 film italiani presentati si trova ogni tipo di approccio. Dalla disamina del mondo carcerario di Ariaferma di Leonardo Di Costanzo (Fuori Concorso) all’adolescenza complicata di La ragazza ha volato di Wilma Labate (Orizzonti Extra), passando per i documentari poetici Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento (Fuori Concorso), Il cinema al tempo del covid di Andrea Segre (Proiezioni Speciali) o dedicati alla storia e alla teoria dello sguardo, come La macchina delle immagini di Alfredo C. di Roland Sejko (Orizzonti Extra). 

Il laboratorio degli autori del futuro, Biennale College Cinema, propone La Tana di Beatrice Baldacci e La Santa Piccola di Silvia Brunelli, mentre le Giornate degli Autori offrono un road movie come Cuntami di Giovanna Taviani (Notti veneziane), una ghost story come I nostri fantasmi di Alessandro Capitani (Notti veneziane), l’esordio alla regia di un celebre attore in Il silenzio grande di Alessandro Gassmann (Evento Speciale), Caveman di Tommaso Landucci (Notti veneziane) e i ritratti femminili Giulia di Ciro De Caro (Notti veneziane) e Princesa di Stefania Muresu (Notti veneziane). 

Grande attesa, per i cinefili più appassionati, la offrono due film su altrettanti miti del cinema indipendente: Il mondo a scatti di Paolo Pisanelli e Cecilia Mangini ci racconterà, postuma, l’eredità intellettuale di Cecilia, morta pochi mesi fa; e Tonino De Bernardi di Daniele Segre (Notti veneziane) ci parlerà del più inclassificabile e lunare degli autori autarchici nazionali. 

Da qui, e anche dal confronto tra Italia e resti del mondo, capiremo la temperatura estetica del nostro e dell’altrui cinema. 

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