È TEMPO DI NOIR SU CINEMA RITROVATO - FUORI SALA

Arrivano in piattaforma tanti piccoli gioielli dark tutti da riscoprire. Per chi invece vuole uscire dai labirinti mentali, disponibili anche i grandi restauri di Charlie Chaplin.
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Roy Menarini, domenica 23 maggio 2021 - mymovieslive

Noir. Una parola talmente elegante e dolcemente minacciosa che il solo pronunciarla, ancora oggi, nobilita i testi e i film che appartengono a questo genere. Curioso che tanto amore cinefilo si proietti su un’area narrativa per molto tempo considerata secondaria (troppo sanguinosa e pulp per potersi permettere la cultura alta). Ed è proprio grazie al cinema, e a quei film che solo a posteriori sono stati classificati come noir, se un intero universo di storie che ruotano intorno a omicidi, passioni, tradimenti, delitti e clima meteorologico infausto ha raggiunto l’apogeo della stima critica e ha riscattato un passato da seconde linee della letteratura e del grande schermo.
 

Proprio al noir, e in gran parte a film non troppo conosciuti, è dedicato il cuore del nuovo programma di Cinema Ritrovato Fuori sala, con una manciata di opere restaurate che scateneranno l’entusiasmo degli spettatori più portati al genere. È tardi per piangere di Byron Haskin o Il mistero del marito scomparso di Norman Foster vedono dietro la macchina da presa dei talentuosi artigiani di una Hollywood sospesa tra serie A e B, lavorando ai margini della moralità (detective e amanti, coniugi e sostituti, fuorilegge e avvocati, tutti incredibilmente attratti dall’altro lato della barricata, essendo l’illegalità il vero canto delle sirene nel cinema americano degli anni Quaranta). 

Se poi si aggiunge anche una robusta dose di azione violenta, come in Trapped di Richard Fleischer o L’uomo che ingannò se stesso di Felix E. Feist i brividi si moltiplicano, specie se ci mettiamo nei panni di spettatori dell’immediato dopoguerra che trovavano sullo schermo, opportunamente allegorizzati, tensioni e inganni che si potevano scorgere sotto la superficie di un’America solo apparentemente solida. 

Tra i titoli, anche gioielli meno celebrati di importanti filmografie, come Sciacalli nell’ombra di Joseph Losey, che nel 1951 esplorava i meccanismi della sopraffazione, della disillusione e della psicologia umana dentro una perfetta struttura di suspense. 

Hollywood, comunque, non è certo il solo luogo dove il linguaggio del nero erode le certezze e aiuta a comprendere il presente. Un grande classico come Il corvo di Georges Clouzot, girato nel 1943 con sprezzo del pericolo in Francia sotto l’occupazione nazista, mette in scena una provincia devastata dalla delazione: una storia di lettere anonime e ferocia umana, che non poté che sconvolgere, farsi proibire e divenire poi atto di coraggio riconosciuto, sempre attraverso il prisma del genere. 

Per uscire dai labirinti mentali del racconto dark bisogna come al solito indirizzarsi verso Charlie Chaplin, per i cui eredi la Cineteca di Bologna ha ormai completato l’opera di restauro completo della sua filmografia e che viene qui presentato attraverso alcuni dei capolavori riconosciuti. Oltre a La febbre dell’oro, Luci della città e il primo lungometraggio Il monello, spicca un film come Il circo. Si tratta di un racconto imperdibile, forse appena meno applaudito di altri, dove Chaplin ragiona sulle sue stesse origini e intreccia una meta-riflessione sulla comicità: la sequenza dell’inseguimento al luna park, dove Charlot dimostra involontariamente al pubblico che l’epoca dei clown è finita e che una nuova comicità (moderna, dinamica, artistica) si sta imponendo, è il miglior omaggio allo slapstick dell’intera storia del cinema. Inoltre la celebre scena in cui Chaplin cammina sul filo come un equilibrista mentre alcune scimmie gli si arrampicano sulle spalle è secondo alcuni critici una bellissima metafora della vita stessa: in fondo noi, con i nostri impegni e i nostri affanni quotidiani, cerchiamo ugualmente di restare in piedi e in bilico giorno per giorno in un’esistenza tanto appassionante quanto incerta. 

E infine – tra molti altri contenuti (classici del cinema africano, cubano, polacco) – spicca il ritorno di Cinico TV e dei filmati del 1989-92, una serie impensabile nel piccolo schermo di oggi; sketch che sarebbero considerati troppo offensivi e che trovarono all’epoca spazio in una televisione pubblica capace di sperimentare lo sguardo apocalittico e la comicità estrema di Ciprì e Maresco, di carica tuttora intatta. Era grande cinema anche quello. 

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