LA SINDONE, UN'ALTRA STORIA SUL ROMANZO 7 KM DA GERUSALEMME

Il dialogo tra il protagonista e Gesù sul mistero della Sacra Sindone. Dov'è la verità?

Pino Farinotti, domenica 21 febbraio 2021 - News

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Luca Ward (64 anni) 31 luglio 1960, Roma (Italia) - Leone. Interpreta Alessandro Forte nel film di Claudio Malaponti 7 km da Gerusalemme.

"7 km da Gerusalemme" è un mio romanzo, tradotto in varie lingue, che divenne un caso editoriale e suscitò dibattiti accesi. Ne è stato tratto un film, diretto da Claudio Malaponti, prodotto dalla Rai, sostenuto dai Beni culturali, che fa parte del catalogo VatiVision.
La trama:
Alessandro Forte, pubblicitario 43enne in profonda crisi, sta percorrendo la pista che da Gerusalemme va verso il mare. Nei pressi di Emmaus gli si fa incontro un uomo con una tunica, capelli lunghi, sandali, che gli dice di essere Gesù. Alessandro lo prende per un artista di strada, lo invita a cercarsi un altro. Ma il “Gesù” insiste, lo chiama per nome, gli dice di averlo “convocato” e mostra di sapere molte cose di lui. Alessandro, colpito, e anche impaurito gli dice: «...va bene, tagliamo corto, se sei Dio dimostramelo, fa’ un miracolo, fammi vedere mia madre morta...». Cosa che accade. Da questa premessa comincia il rapporto fra i due. A 7 km da Gerusalemme, a ogni incontro, Alessandro ha le sue domande da porre e l’altro le risposte da dare. E sono le domande e risposte che miliardi di persone avrebbero voluto e vorrebbero fare e sentire....

Una delle prime domande riguarda la Sindone. Ecco gli stralci del dialogo fra Alessandro e il “Gesù”.

«Dimmi della sacra Sindone».
«Come?»
«Una curiosità che ho da quando ero alto così… quel tizio, sei tu?».
Esitò. Mi piacque pensare di averlo incastrato. Mi accorsi che cercava le parole con attenzione.
«Se ti dicessi che non sono io, ti sarebbe utile? Molti ci credono. Vanno a vederla, pregano, sperano e stanno meglio. Non c’è niente di male».
«La conosco la tiritera. Sei tu quello là?».
«Non cambierebbe niente... nella sostanza»
«Lo hai già detto. Ma a me interessa la verità».
«Dunque non rinunci».
«No».
Ma ancora non rispondeva.
«Sei tu o no?».
Non rispondeva.
«Senti Gesù, lo continuo a pensare che questa sia una pagliacciata. Cerca di venirmi incontro almeno, fa’ qualcosa per renderti simpatico... sei tu o no?».
«Sono io».
Mi insospettii.
«Davvero?».
«Io non dico bugie».
«Chissà».

I due si incontrano molte volte. Quando arriva il momento di salutarsi, nell’orto degli ulivi, il Gesù ha qualcosa da dire.

 

«Ricordi all’inizio, quando mi hai chiesto della Sindone?»
«Certo che lo ricordo».
«Ti dissi che ero io».
«Infatti»
«Non sono io».
Si era tolto il dente. Aspettava la mia reazione. E io scoppiai a ridere, dopo un paio di secondi.
«Per la miseria. Questo sì che è uno scoop!».
 

Su un altro argomento forse avrebbe riso anche lui. Disse:
«Ti racconto com’è andata… ero morto e mi tirarono giù dalla croce, più o meno come è stato raccontato. C’erano soldati, donne, civili, la tempesta, c’era mia madre. Tutti che mi toccavano, le guardie che urlavano. C’era una grande violenza generale. In mezzo a tutto questo un uomo, un greco, cercava di farsi largo verso di me. Spintonato da ogni parte, dopo esser caduto a terra un paio di volte, mi arrivò sopra. Estrasse dalla sua veste una stoffa bianca e cercò di appoggiarla sul mio volto. Venne aggredito da tutti… donne, soldati e letteralmente gettato lontano. Ma non si arrese. Si rialzò, guardò dall’altra parte, vide una croce e, a terra, un uomo nudo, ignorato da tutti. Il greco si spostò da quella parte, arrivò all’uomo, lo compose mettendogli le mani sul pube, poi lo coprì con la stoffa, premette con le mani, si guardò intorno e si allontanò».
Ero più divertito che sconvolto.
«Così tu hai permesso che un impostore divulgasse una balla come quella».
«Il greco non raccontava male quella storia».
«E hai permesso che un delinquente ti rappresentasse… un ladrone, quello pentito spero…».
«No, era l’altro…»
«Ah…».
«Dovevo tramandare qualcosa. Alla fine era un problema di comunicazione, di vendita. Valeva il risultato. Sei un pubblicitario. Dovresti capirlo… mi pare».
«Mamma mia che campagna… te l’ ho detto, non è mai esistito un comunicatore come te. Cinico quanto basta. E anche aggressivo».
«E per… il non pentito, sono contento di essere rappresentato da disperati che sono contro di me. Dagli ultimi. Mi onora lavorare per loro».
«Se penso a tutto quello che è successo a quella stoffa. Secoli di leggenda, esami a non finire. Come ha fatto una truffa del genere a reggere fino a noi?».
Finalmente sorrise:
«Beh… prova a fare un’ipotesi… una sola».
Io invece risi, di nuovo. 
Dio come mi era simpatico. E come eravamo più vicini.

Il film venne presentato in Vaticano. Presenti le più alte autorità della Chiesa. E così nacque  il dibattito. Una parte dei prelati non accettò quella “licenza”, ritenuta anomala e impropria. Ma ci furono altri che condivisero l’idea che Gesù si identificasse con un “ultimo”.
Qualche giorno dopo l’Osservatore romano pubblicava un editoriale dal titolo, Un incontro capace di fugare le ombre del passato, dunque molto positivo rispetto ai contenuti.
E il 16 marzo del 2006, dalla Segreteria di Stato, ricevetti una lettera. Un avallo decisamente importante, inaspettato, che fa parte del mio più caro patrimonio personale. Alcune righe.

“...Il sommo Pontefice Benedetto XVI auspica che la proposizione filmica possa accrescere negli spettatori l’amore verso Gesù figlio di Dio, e la conoscenza della ricchezza del suo messaggio...”

 

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