KORE-EDA, IL REGISTA INNAMORATO DELLA VERITÀ. CHE ILLUMINA E SCONCERTA

Father and Son e Il terzo omicidio: due film per avvicinarsi al mondo del maestro giapponese. Ora disponibili in streaming su FAREASTREAM.

Emanuele Sacchi, mercoledì 30 dicembre 2020 - mymovieslive

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Masaharu Fukuyama - Acquario. Interpreta Ryota Nonomiya nel film di Kore'eda Hirokazu Father and Son.

Come sintetizzare il cinema di Hirokazu Kore-eda? Spesso la critica parte dai padri assenti, o da quelli che si illudono di avere un lavoro migliore di quello che fanno in realtà. A questo si aggiungano tavole imbandite riprese dal basso, alla Ozu, conversazioni quotidiane, segreti sepolti, bambini prigionieri di realtà difficili, rituali locali, l’uso di luce naturale, e un tocco di imprevedibile umorismo.

Kore-eda è tutto questo, ma è anche molto di più, perché il suo cinema, come quello del suo collega coreano Hong Sang-soo, consiste nell’assemblare a ogni film elementi apparentemente simili, ma con esiti ogni volta straordinariamente diversi. Pur nella coerenza dei suoi temi ricorrenti e dei suoi simboli, il regista giapponese è tuttavia anche un grande sperimentatore di generi popolari e un fautore di un cinema leggibile da ogni tipo di spettatore. Tanto basta per farne uno dei nomi nipponici più apprezzati dal pubblico europeo e dai grandi festival occidentali.

Kore-eda ha iniziato la sua carriera nei primi anni Novanta, realizzando dapprima documentari, e passando poi alla fiction con Maborosi (1995). È stato in concorso a Cannes con Distance (2001), Nessuno lo sa (2004), Father and Son (2013) e Little Sister (2015). Nel 2018, con Un affare di famiglia (guarda la video recensione), ha finalmente conquistato la Palma d’oro, facendo conoscere al mondo le mille impercettibili sfumature delle sue narrazioni, e quella tensione invisibile tra i personaggi che rende le sue opere così peculiari.

Si veda, ad esempio, Il terzo omicidio (2017), ora disponibile in streaming su FAREASTREAM, una rara escursione nel territorio del thriller. Nelle mani di Kore-eda un genere così noto diviene qualcosa di completamente diverso dalle narrazioni alla John Grisham: una meditazione sull'inafferrabilità della verità e sul suo rapporto con la colpa, l'innocenza e la giustizia, incarnata qui dal sistema giudiziario giapponese.
L’apertura è fulminante: un uomo ne attacca selvaggiamente un altro, uccidendolo sul posto e poi dando fuoco al cadavere.

Ma è davvero questo l'omicidio di cui si parlerà lungo il film, ovvero quello del proprietario di una fabbrica di Yokohama? Quanto possiamo credere a ciò che pensiamo di aver visto, e quanto a quello che dicono gli altri? Di fronte a questi dubbi, lo spettatore si trova immerso in un clima frustrante quanto affascinante, anche grazie all’interpretazione magistrale di due interpreti straordinari: Koji Yakusho, che interpreta Misumi, l'uomo che ha confessato l'omicidio del proprietario della fabbrica, e l’attore feticcio di Kore-eda, Masaharu Fukuyama, che dà vita al potente avvocato difensore Shigemori.
 

Quest’ultimo, cinico e pragmatico, non si preoccupa della reale ricostruzione dei fatti, ma di quale possa essere la strategia vincente. Tra confessioni ogni volta divergenti e crimini del passato che tornano a galla, il film si trasforma così in un abisso oscuro sui limiti labili della verità e della memoria.

Non è un caso che il cinema di Kore-eda, pur nella sua visione umanista e illuminata, sia un cinema che pone costantemente lo spettatore in una posizione scomoda, instillando dubbi e sollevando questioni che dal particulare della piccola esperienza quotidiana si fanno universali ed esistenziali.

In Father and Son, altro titolo disponibile in streaming su FARASTREAM, ad esempio, si parte da un cliché narrativo classico: i destini di due bambini, scambiati alla nascita e cresciuti da famiglie di diversa estrazione sociale, si incrociano di nuovo, ponendo i rispettivi genitori di fronte alla prospettiva straziante di dover “rimettere a posto” le cose e alterare irreversibilmente la vita di due innocenti.
Masaharu Fukuyama interpreta stavolta un manager stacanovista, la cui iniziale reazione (“Ora ha un senso...”) nasconde un turbamento interiore più complesso. Un moto che ha a che vedere con la repulsione sociale per la famiglia sgangherata in cui è cresciuto il figlio biologico, ma che pian piano si trasforma in consapevolezza di essere stato un padre e un marito assente per il bambino che ha cresciuto. E di aver ripetuto, in realtà, schemi familiari delle generazioni precedenti. Come negli altri film con protagonisti dei bambini, anche qui la regia dei giovani attori è impressionante e rivela tutta la capacità di Kore-eda di cogliere con istintiva discrezione gli sguardi e le espressioni più evocative.

Forse l'infanzia burrascosa, così emblematica delle storie di Kore-eda, deriva dalla stessa esperienza di vita del regista. In un'intervista del 2005 a Indiewire, Kore-eda descrisse la sua come un’infanzia difficile, “piuttosto povera”, soprattutto per le difficoltà che suo padre riscontrò nel cercare un’occupazione dopo aver trascorso tre anni in un campo di lavoro siberiano.

Il cinema è diventato così, come fu per Charlie Chaplin, il suo modo di ridare dignità all’infanzia ferita, di restituire un’empatia e un’attenzione a chi troppo spesso viene ignorato dalle rigidità degli adulti. Lasciando da parte gli stereotipi che accompagnano la visione occidentale del cinema giapponese e che schiacciano la prospettiva sui consueti cliché, avvicinarsi al mondo di Hirokazu Kore-eda significa interrogarsi sulla natura umana per estrarne risposte inedite, per arrivare dove non si immaginava di approdare al principio dell’indagine.

Dopo la visione di Father and Son e Il terzo omicidio i dubbi forse supereranno le certezze, ma quanto è importante mettere in discussione le verità su cui non abbiamo mai avuto il tempo e la volontà di soffermarci?  

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