LA VOCE DELLA LUNA, L’ULTIMO SALUTO DI FEDERICO FELLINI

Un’opera da rivalutare nella filmografia del nostro artista del secolo di cui ricorre il centenario.

Pino Farinotti, domenica 29 novembre 2020 - Focus

Si sta per chiudere il 2020, l’anno della ricorrenza di Federico Fellini (1920-1993). Dopo aver ricordato I clowns, il suo film prediletto, è legittimo salutare il nostro artista del secolo col suo ultimo titolo. Ultimo saluto: La voce della luna, del 1989.
È un film che, all’uscita, nessuno amò. Se ne lamentava anche Fellini. Adesso che il regista non c’è più da tanto tempo, adesso che La voce della luna è stata la sua ultima voce, la prospettiva consente una rivisitazione che rivaluta quell’opera per molti aspetti, compreso quello profetico.   

Quando girò il film, Fellini aveva quasi settant’anni. Certamente non pensava che sarebbe stato l’ultimo, poteva però averne la percezione. Rivedendo La voce della luna col senno di poi, ci accorgiamo che non poteva essere altrimenti. È troppo pieno di segnali importanti, definitivi, di riscontri finali, di bilanci. Una parola come “testamento” non è arbitraria. Vedendo e rivedendo il film, ogni volta sarà un’evoluzione, e saranno riscontrate indicazioni nuove e saranno più chiare.


Fellini si era innamorato di un libro di Ermanno Cavazzoni, "Il poema dei lunatici". Riteneva che quella storia di matti gli permettesse di vedere il mondo come non aveva mai fatto. Il regista dichiarava: “Il protagonista è un matto in senso buono. Non vede le cose come gli altri. Anch’io mi considero matto in quel senso, e mi identifico con lui”. Un film del genere sembrava avviato a un destino particolare. Gli amici dicevano a Federico: “Ma davvero una storia di matti farà andare la gente al cinema?”. E Fellini era pieno di dubbi. Ancora in fase di sceneggiatura, lavorando con il fedelissimo Pinelli e con lo stesso autore Cavazzoni, almeno due volte affermò: “Basta, rinuncio!”. Ed entrambe le volti due scrittori lo dissuasero.

PARTICOLARE

I “lunatici” sono personaggi che vedono la vita in modo molto particolare. Ciò che è luogo e interpretazione comune non li riguarda. Non capiscono la gente e non sono capiti. Cercano cose che agli altri non interessano. Soprattutto credono che non sia necessario capire tutto, ma che basti ascoltare. Fellini dice che la nostra civiltà, con i suoi valori pragmatici e razionali, è in sostanza fallita su tutti i fronti. Se c’è una speranza non sarà in ciò che sperimentiamo e comprendiamo, ma in ciò che non comprendiamo. Un passo avanti potremo farlo ascoltando, grazie a uno spirito puro e fiducioso. E chissà che presto certi grandi misteri non ci possano sembrare chiariti. Il film non poteva che essere risolto attraverso simboli e metafore e l’insieme non poteva che apparire “confuso”: una “storia senza storia – parole di Fellini – dove però ogni discorso tende a qualcosa, ogni azione ha un significato preciso. Uno dei simboli è la televisione, onnipresente, che tutto controlla e tutto vuol testimoniare.” 

Ma il significato più intenso e la grande speranza sono racchiusi dalla luna. È lei che da lassù – anche se è stata violata dagli uomini – osserva tutto in silenzio. Con questo artificio, il regista dettava le sue considerazioni finali attraverso l’esperienza della vecchiaia. Era come se chiamasse a raccolta i propri sogni, le idee e i personaggi dei film precedenti, per avere l’energia, l’ultima, per dire quanto ancora non aveva detto. Quasi sentisse che non ne avrebbe più avuto l’occasione. La smania di raccontare e contenere tutto ha reso La voce della luna un’opera complessa e ostica al primo impatto, ma straordinaria e determinante quando si è cominciato a decifrarla. Dunque, se “la voce di Fellini” ci racconta le nostre grandi angosce di esseri umani – il senso della morte, il mistero della vita, la necessità di ascoltare e le possibilità dell’amore – ebbene, le dobbiamo sicuramente una certa attenzione. 

VOCI DAI POZZI

La trama. Convinto di sentire voci che lo chiamano dai pozzi, Ivo Salvini (Roberto Benigni) vaga nella notte, incrociando personaggi lunatici quanto lui. Fa visita all’amica Susy (Syusy Blady) per vederne la sorella Aldina (Nadia Ottaviani), di cui è invaghito e che identifica con la luna. Il giorno dopo Ivo conosce tre fratelli che progettano di catturare la luna. Incontra poi Nestore (Angelo Orlando), che è stato appena lasciato dalla moglie per un motociclista di passaggio, e poi l’ex prefetto Gonnella (Paolo Villaggio),che si crede vittima di un complotto. Durante la tradizionale festa della Gnoccata, Ivo assiste all’elezione di Aldina come Miss Farina ’89. Ingelosito, rovescia un piatto di gnocchi in testa a un rivale. Insieme a Gonnella entra in una rumorosa e affollata discoteca, dove simpatizza con tutte le ragazze. Viene riaccompagnato a casa della sorella, mentre la città e la televisione si mobilitano per l’improvvisa cattura della luna.

Ma l’astro torna presto in cielo e, riflettendosi in un pozzo con il volto di Aldina, consiglia a Ivo di non cercare di capire ciò che gli comunicano le voci che è solito sentire e di limitarsi ad ascoltare. Ma Ivo pensa che “se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio... forse qualcosa potremmo capire”.

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