Tratto dall'omonimo romanzo di Norman Lebrecht e prossimamente al cinema, il film è stato presentato in anteprima al Bif&st 2020.
Martin Simmonds, 35 anni dopo la sparizione improvvisa dell'amico David Rapoport, violinista geniale sin dall'infanzia, lo cerca ovunque per fargli pagare le conseguenze di quella scomparsa che aveva portato alla morte del padre di Martin ma anche per scoprire il mistero di quanto accaduto alla famiglia di David deportata a Treblinka.
"Il Signore formò dal suolo ogni genere di animale selvatico e ogni uccello dei cieli, che condusse quindi all’uomo per vedere che nome gli avrebbe assegnato… L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cieli e a tutte le bestie del campo”. (Bereshit 2, 19-20). Nella tradizione ebraica l'assegnare il nome ha una fondamentale importanza. Nel Midràsh leggiamo che, dopo che l'uomo ha dato un nome a tutti gli esseri viventi Dio gli chiede di dare un nome a se stesso.
Il senso del titolo di questo film, tratto da un romanzo di Norman Lebrecht, nasce proprio dal bisogno (lo spettatore scoprirà in quale contesto) di fare memoria dei nomi di chi non c'è più con una variante altrettanto fondamentale nella cultura ebraica: la musica.