IL CINEMA RITROVATO 2020, IL FUTURO DEL CINEMA PASSA DALLA STORIA. TUTTI GLI IMPERDIBILI DELL’EDIZIONE IN STREAMING

Da oggi fino al 31 agosto un programma ricco di film ed eventi in streaming su MYmovies.
PRENOTA IL TUO POSTO IN SALA.

Roy Menarini, martedì 25 agosto 2020 - Festival

Il futuro del cinema passa dalla storia del cinema. C’è una opportunità straordinaria nel fatto che Il Cinema Ritrovato 2020 si svolga  ontemporaneamente in sala (non di rado recuperando anche il supporto in pellicola al posto del digitale) e online su MYmovies. La grande occasione è dettata dal fatto che l’intero comparto del cinema – in Italia e non solo – si trova a un bivio cruciale dopo i lunghi mesi di lockdown causati dalla pandemia. Ripartire dopo una crisi è sempre difficile, ma farlo attraverso una settimana di cinefilia e di passato, spesso anche lontanissimo, moltiplica le suggestioni e arricchisce la scommessa.
Circa 100 anni fa gli spettatori si trovarono a dover entrare in sala con maschere e fazzoletti sulla bocca per far fronte all’epidemia di spagnola. 

Oggi accade di nuovo, ma con il supporto del digitale e delle proiezioni in streaming ci sono molte più strade per coltivare la propria passione per il cinema. 
Roy Menarini

E viaggiare nel tempo e nello spazio di quella formidabile memoria del ‘900 che è il cinema (ma anche di fine ‘800 e degli anni Duemila) permette di scorgere dietro i racconti e le immagini interi depositi di storia umana, di società e culture diverse, di vite e di collettività. L’apertura d’ali del Cinema Ritrovato diventa dunque una cartina geografica per mondi e universi lontani da noi e che, talvolta alle prese con crisi persino più drammatiche di quella che stiamo vivendo, hanno considerato il cinema uno strumento essenziale per esprimersi e mandare messaggi ai contemporanei e ai posteri. 

Già, ma quali sono i grandi film del Cinema Ritrovato 2020? Dipende da che casacca vogliamo indossare. Se siamo – come dovremmo – i curiosi che cercano nei film qualcosa che ci parli del passato, e consideriamo i tesori della storia del cinema come una traccia da seguire facendoci affascinare dalla fiamma della torcia chiamata Settima Arte, dovremmo dire: tutti. Il cinema di cento anni fa e i grandi documentari sul cinema sono il punto di origine e il punto di arrivo di un catalogo infinito, gigantesco di immagini e di arte visiva divenuta patrimonio dell’umanità. 

Se invece cerchiamo ciò che il cinema ci ha tramandato in forma di grande film o capolavoro riconosciuto, anche in questo caso c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per esempio, nella sezione dedicata a un formidabile attore hollywoodiano come Henry Fonda, ci accorgiamo che il grande cinema americano riusciva a farsi attraversare da personalità carismatiche e stratificate senza che esse rivestissero il ruolo di registi o di produttori. Fonda, pur cambiando spesso autori, era in grado di costruire una filmografia che somigliava più a un romanzo esistenziale che non a una somma di pellicole di una pur ricca carriera. In Furore da Steinbeck, Alba di gloria su Lincoln, o A prova di errore, troviamo le tappe di un homo americanus attraversato dalle ingiustizie e dalle contraddizioni di un Paese straordinario, e nei suoi film troviamo molto su cui riflettere anche oggi che gli Stati Uniti sono alle prese con un frangente drammatico della propria storia e con una competizione elettorale a sua volta epocale. 

Agli antipodi di Hollywood c’è il “cinema libero”. Non che Hollywood non lo potesse essere, ma l’idea di un cinema mondialista, senza steccati produttivi e incaricato di raccontarci la diversità culturale, è stata uno dei semi generativi di una intera contro-storia del cinema. I film di Jia Zhang-ke (Xiao Wu) dalla Cina, Mohammad Reza Aslani (Shatranj-e Baad) dall’Iran, o i mediometraggi di Sarah Maldoror dall’Algeria ci narrano di una costellazione – tra anni Sessanta e Settanta – di continenti e paesi che sapeva e poteva utilizzare il mezzo cinematografico per ampliare il mappamondo dei film, in larga parte in ombra a causa della prepotenza del mercato occidentale. Diaspore culturali, sguardi post-coloniali, visioni anti-dittatoriali e osservazioni antropologiche ne attraversano i fotogrammi. 

E pensiamo a Konrad Wolf, regista della DDR, capace di non fare solo film di regime (anzi contestato in patria per alcuni di essi), ex soldato nella Seconda Guerra mondiale, cronachista di un’Europa divisa dai confini ideologici e statali però nel suo caso raccontata da dietro il Muro di Berlino, in Germania Est.

Dal tempo, allo spazio, e viceversa, sempre, in un incessante movimento di film e di titoli che tagliano in trasversale il globo e viaggiano alla velocità della luce (o del download) da un’era all’altra del secolo – abbondante – del cinema. In mezzo, il forziere dei Ritrovati e Restaurati, un luogo dove tutto sembra parlare solamente l’esperanto dell’arte cinematografica ma dove ciascun titolo riguadagna al tempo stesso il suo contesto e la sua natura. Qui i maestri del cinema italiano si misurano con i grandi misconosciuti rivalutati dalla cinefilia (Cottafavi e I cento cavalieri); sempre qui seguiamo i primi passi dei geni del Novecento (Fellini, insieme a Lattuada, nell’esordio a quattro mani Luci del varietà). 

Di un film bisogna avere cura: prima di restaurarli, bisogna conoscerli, e poi trovarli, e poi studiarli e poi rispettare i procedimenti chimici e tecnologici per portarli a nuova luce. Lo sa bene Scorsese che, attraverso la Film Foundation, tra un film e l’altro si occupa proprio di questo (e grazie a lui godremo di due classici hollywoodiani tutti da riscoprire come Non sono un angelo e La quercia dei giganti).

Un piccolo consiglio, infine. Le lezioni di cinema e gli incontri sul restauro – in diretta streaming – potrebbero apparire come appuntamenti specialistici per soli addetti. Non lo sono. In entrambi i casi, anche perdendo per strada qualche pezzetto di terminologia tecnica, si sveleranno come avventurosi viaggi nella passione per il grande schermo, alla presenza dei testimoni dei film o degli studiosi e ricercatori che permettono a noi oggi di continuare a parlare di storia del cinema. E di futuro dei film. 

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