MAGARI, I PROTAGONISTI RACCONTANO DI UN FILM NATO NEL SEGNO DELL’EMPATIA

Ginevra Elkann, con gli attori principali, parla della sua opera. Gratuitamente su RaiPlay. 

Paola Casella, mercoledì 20 maggio 2020 - Incontri

Il 21 maggio, Magari (guarda la video recensione) di Ginevra Elkann inaugurerà la nuova proposta di RayPlay, primo di otto titoli italiani coprodotti da Rai Cinema, quattro inediti e quattro già usciti nella sale nazionali, accessibili gratuitamente e in esclusiva sulla piattaforma Rai per le prossime otto settimane, ovvero fino alla riapertura della sale cinematografiche prevista per il 15 giugno: a Magari (guarda la video recensione) seguiranno Bar Giuseppe di Giulio Base, La rivincita di Leo Muscato, Abbi fede di Giorgio Pasotti, e a seguire i già distribuiti Lontano lontano di Gianni Di Gregorio, Otzi e il mistero del tempo (guarda la video recensione) di Gabriele Pignotta (un titolo per ragazzi, già vincitore al festival di Giffoni), Dafne di Federico Bondi e Un giorno all’improvviso (guarda la video recensione) di Ciro D’Emilio.

A raccontare Magari (guarda la video recensione) sono la regista e coautrice Ginevra Elkann, la cosceneggiatrice Chiara Barzini e i due interpreti principali, Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio, che definisce l’opera “un film sull’idea di famiglia” che si ha quando si è bambini e si vorrebbe che i propri genitori vivessero per sempre felici e contenti: un po’ come Insonnia d’amore è stato definito da Nora Ephron “un film sul desiderio di innamorarsi come succede al cinema”.

Il film, racconta Elkann, “è nato da una conversazione con Chiara Barzini che ci ha fatto venire voglia di raccontare gli anni ’90 e rientrare nei ricordi di infanzia per ricostruire i sogni e il riguardo alla famiglia”. 

Conosco Ginevra da tempo, come amica e come produttrice, abbiamo in comune un senso dell’ironia e un modo simile di raccontare le famiglie, soprattutto quelle disfunzionali. Condividiamo anche lo stesso romanticismo, siamo fan dei sognatori: i genitori di Magari sono sgangherati ma di cuore, e li abbiamo voluti raccontare senza mai giudicarli.
Chiara Barzini, cosceneggiatrice 

Secondo Alba Rohrwacher, “Magari racconta la possibilità di una famiglia allargata che si estenda al di là dei legami di sangue. Alla fine i figli conoscono i genitori per quello che sono veramente, il padre Carlo si assume la responsabilità del proprio ruolo e Benedetta, il mio personaggio, sceneggiatrice e compagna di Carlo, capirà qual è il sentimento che la lega a quell’uomo”. Carlo, interpretato da Riccardo Scamarcio, è un padre decisamente imperfetto. “Un’immagine un po’ più reale di quella che spesso si vede al cinema”, dice l’attore. “Carlo non è abituato ad avere con sé i suoi tre figli, è un idealista, ed è incapace di assumersi completamente le proprie responsabilità di genitore, ma comunque lo fa, o almeno ci prova”. 

Rohrwacher e Scamarcio hanno parole di elogio sia per la sceneggiatura di Elkann e Barzini che per la neoregista. “Il copione di Magari è bellissimo”, afferma Riccardo, “vi ho subito individuato una qualità non comune di scrittura, con dinamiche delicatissime raccontate in modo preciso e con grande ironia, e personaggi in cui il pubblico può trovare un pezzo di sé. Una volta sul set ho anche capito che mi stavo confrontando con una qualità registica importante: quella di saper entrare in empatia con gli attori, e essere capaci di farsi sorprendere”. 

Ginevra ci ha immersi in un mondo immediatamente accogliente, concreto ma fatto anche di emozioni e sensazioni, entro il quale era facile muoversi a nostro agio”, dice Alba. “Un universo che è diventato immediatamente il nostro e che abbiamo abitato fin dal primo giorno. Così quel nucleo famigliare strampalato ha cominciato a vivere di vita propria. Del resto Ginevra, come tutti i grandi registi, è un po’ maga, crea relazioni e mondi che non esistono ma magicamente diventano vicini alla nostra esperienza”.

Alba Rohrwacher dà a Elkann “il merito di aver creato con Benedetta un personaggio femminile secondario ma a tutto tondo, quando in molti altri film sarebbe stato bidimensionale. Benedetta entra ed esce dalle scene, non è mai al centro: eppure, grazie alla scrittura di Ginevra e Chiara, è un personaggio sorprendente, che cambia in continuazione e dà la possibilità anche agli altri personaggi di cambiare. È la dimostrazione che esiste la possibilità di creare personaggi femminili capaci di autonomia e indipendenza e in grado di diventare motori della storia, invece che rimanere cliché”.

Impossibile non domandare quanto ci sia di personale in Magari: “Lo spunto è autobiografico”, ammette Elkann, “ma poi il film ha preso la sua strada. Per me era importante riprodurre le emozioni e raccontare le piccole cose dell’infanzia che fanno di noi gli adulti che siamo. I sentimenti che raccontiamo sono universali: paura, amore, tristezza, e l’idea di felicità di una bambina”. Impossibile anche non vedere in Carlo qualcosa di Alain Elkann, il padre di Ginevra, e nei due fratelli maggiori di Alma, la piccola protagonista, John e Lapo Elkann, fratelli maggiori della regista. Come hanno reagito alla vista di Magari? “I miei fratelli erano felici di vedere un mio film finalmente realizzato, e credo che sia loro piaciuto. Mio padre, essendo scrittore, ha capito che Magari è un’opera creativa, non un ritratto della nostra famiglia, e anche lui è contento che sua figlia abbia realizzato il film che voleva, al di là di noi. Certo, papà vede alcune cose sue in Carlo, ma anche tante che non gli appartengono, e che magari sono ispirate ad altri papà che abbiamo conosciuto”.

Anche Scamarcio ci ha messo un po’ di autobiografia: “I miei litigavano spesso e quando avevo 6 anni – l’età di Alma nel film -  erano in minaccia di separazione. Ricordo che prima di andare a letto pregavo affinché non si separassero e andavo a dormire con quella speranza. Dunque la mia memoria di bambino è in totale empatia con Alma, così come dentro al ritratto di Carlo c’è anche il ricordo di mio padre. Magari è un lavoro fatto nel segno dell’empatia – il sentimento più a rischio in questo momento - e della condivisione, ma a poco a poco è diventato un’entità indipendente, persino dalla regista.”.

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