Da tempo malato, il direttore d'orchestra, compositore anche per il cinema, ci ha lasciato a 48 anni.
Ezio Bosso era diventato popolare grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo nel 2016 quando, come ospite d'onore, eseguì "Following a Bird". Ma nel mondo della musica era conosciuto da molto tempo. La passione per il pianoforte, nata quando aveva quattro anni, lo ha spinto a intraprendere la carriera come compositore e direttore d'orchestra: per il cinema ha composto alcune colonne sonore, tra le quali quelle di Io non ho paura e Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores. Soffriva da molto tempo di una malattia neurodegenerativa che però non ha mai spento il suo contagioso sorriso e l'attaccamento alla musica (solo l'anno scorso ha dovuto smettere di suonare il pianoforte).
Mi auguro una pandemia di voglia di fare. Dirigere la Patetica è una delle direzioni più difficili che esistono. Credere nella musica non è unicamente un processo di allegria ma è un processo faticoso che, a volte, ti consuma. Lasciarsi guidare dalla musica è anche un gesto di umiltà, riconosci la grandezza dell'altro e diventi grande insieme a lui.
Il suo volto è stato un simbolo di bellezza. Ha saputo comunicare la gioia di vivere, non solo attraverso la sua musica. Proprio all'inizio di aprile, in collegamento da casa durante la trasmissione Propaganda Live, ha affermato con grande determinazione, ancora una volta, l'importanza della musica come "terapia per la società", sottolineando come sia stata fondamentale per la sua rinascita personale.
L'artista torinese ci lascia oggi all'età di 48 anni.