EL PRESIDENTE: «IL LATO OSCURO DEL CALCIO? UNA COMMEDIA, UN MONDO DAI RICHIAMI FELLINIANI»

Showrunner, produttore e protagonisti raccontano a MYmovies la serie sullo scandalo che coinvolse la FIFA di Joseph Blatter. Dal 5 giugno su Amazon Prime Video.

Andrea Fornasiero, martedì 28 aprile 2020 - Incontri
Andrés Parra . Nel film di Natalia Beristáin, Armando Bo (II), Gabriel Díaz El Presidente.

El Presidente non è una serie che perde tempo: si apre con un uomo che fa irruzione a una conferenza stampa di Blatter e getta in aria una valigia piena di soldi (falsi naturalmente), per attirare l’attenzione sulla corruzione della FIFA. Da lì si riavvolge al funerale del dirigente argentino Julio Grondona e poi ancora più indietro all’ascesa di Sergio Jadue, il tutto tenuto insieme da un incalzante montaggio e da Grondona, ironico narratore post-mortem.

Il ritmo e il voice-over rimandano a Narcos, ma il tono è sicuramente diverso come ci ha raccontato anche lo showrunner della serie Armando Bo, premio Oscar per la sceneggiatura di Birdman: «La cosa che mi ha colpito di più di questa storia è quanto in fretta Sergio è arrivato in cima a questo mondo e quanto rapidamente è precipitato. Sergio parte da una piccola cittadina del Cile e arriva fino a Zurigo, alla vetta di un business enorme, in questo senso è una serie di contrasti estremi. Inoltre era il più giovane tra i dirigenti FIFA e in questo ho colto un elemento di commedia, un mondo quasi con un tocco felliniano».
 

Per realizzare con successo un simile mix di tonalità è fondamentale, tra le altre cose, l’attore protagonista, che Bo descrive così: «Andrés Parra è straordinario, pochi al mondo sono capaci di farti sentire le emozioni di una persona e allo stesso tempo farti ridere di qualcosa. Il mix di tragedia e humour che porta è una delle cose più originali di questa serie e allo stesso tempo è molto umana».
Andrea Fornasiero, MYmovies.it

Lo showrunner tiene inoltre a precisare che El Presidente non è una serie solo per appassionati di calcio e contiene anche altre prospettive: «In America Latina siamo un po’ indietro rispetto al #timesup, ma molte cose si stanno muovendo. Abbiamo lavorato parecchio per fare più di una serie sul calcio, volevamo che fosse un ritratto più ampio e il ruolo dei nostri personaggi femminili è molto importante, ho trovato interessante il loro rapporto con il mondo maschile del calcio».

Paulina Gaitan, nota in Europa per essere stata la moglie di Pablo Escobar in Narcos, nella serie interprete María Inés Facus, detta Nené, la moglie di Sergio Jadue: «Nené è egoista, vuole fare i propri comodi e non le importa delle altre persone. Tra lei e Sergio c’è certamente un’alleanza ma, come in ogni matrimonio, sorgono anche conflitti perché la cosa importante per Nené è avere il potere. Sergio è nel mondo maschile del calcio eppure è manipolato da due donne, ma non è una tragedia: c’è un tocco di humour nero nella serie».

L’altra donna forte di El Presidente è l’agente dell’FBI interpretato da Karla Souza (Le regole del delitto perfetto): «È un personaggio fittizio è dunque ho avuto grande libertà creativa nel definirla, anche se ho studiato molto gli agenti dell’FBI. Si tratta di una donna opera in due ambienti fortemente maschili: quello del calcio e quello dell’FBI, quindi ho voluto per lei uno stile mascolino, visto che è a capo di un’operazione. D’altra parte non ottiene le risorse e il rispetto che vorrebbe nel suo lavoro e per questo è costretta a raggirare e manipolare gli uomini. Se Nené dà a Sergio una visione, lei ha invece le informazioni di cui lui ha bisogno per realizzare la propria scalata».

Il protagonista Sergio Jadue è interpretato da Andrés Parra, camaleontico attore colombiano che ha dato corpo a figure come Pablo Escobar e Hugo Chávez: «Mi piacciono i personaggi controversi. La miseria e la complessità umana mi intrigano moltissimo, da qualsiasi punto di vista le si affronti. È per me una specie di catarsi, un modo per esorcizzare la parte oscura che è in ognuno di noi. Sergio è un uomo socialmente disadattato, che ha dovuto conformarsi a quel mondo enorme che gli si è spalancato davanti quando, a soli 31 anni, è diventato il presidente della ANFP, l’Associazione Nazionale del Football Professionista. Una carica che ha assunto senza che nessuno, di fatto, lo rispettasse per davvero: era considerato un gregario, un ingenuo, uno incapace di vestirsi, di muoversi e comportarsi. Viene scelto perché è il più manipolabile di tutti. Ma forse, chissà: si lascia manipolare perché ha un piano B. Pensa: “faccio lo scemo, ma intanto arrivo dove voglio”. Infatti impara velocemente le regole del gioco e arriva a grandi successi».

Infine il produttore Juan de Dios Larraín, fratello del più celebre regista Pablo Larraín (a sua volta produttore esecutivo), parla della stratificazione morale di questa vicenda: «La cosa bella del cinema è la possibilità di mettere al centro un personaggio anche negativo o discutibile come Sergio Jadue. Basti pensare a Leonardo DiCaprio, in The Wolf of Wall Street, un personaggio che commette dei crimini nel corso di tutto il film, ma non vogliamo che la FBI lo arresti. Sergio è di origine modesta, ha preso molte decisioni rischiose, ma alla fine ha portato il Cile ha vincere la Copa America del 2015. È stata la prima volta che il Cile ha vinto qualcosa». E aggiunge: «Il calcio è uno sport in cui i giocatori hanno grande professionalità, ma i dirigenti normalmente non hanno molta preparazione. Se ci sono molti soldi e poca preparazione, allora si ruba. Dove ci sono i diritti del calcio, c’è sempre corruzione».

A lui che nel 2011 è stato produttore di Profugos – una serie pan-sudamericana cui ha collaborato come regista anche suo fratello – abbiamo chiesto come sono cambiate le cose nella TV del Sudamerica e dello stato del cinema in generale, tra autori e blockbuster: «All’epoca Profugos era un’eccezione: la prima serie HBO in America Latina, Brasile escluso, in un periodo in cui c’era poca offerta televisiva. Ora l’offerta è molto superiore, c’è più concorrenza e infatti con El Presidente presentiamo una serie in cui il pubblico si farà un’idea nei primi 15 minuti, al massimo nel primo episodio: è l’effetto di una grande trasformazione dell’industria. Riguardo il cinema semplicemente se il pubblico della sala può scegliere, a parità di prezzo, tra un film che è costato pochi milioni di dollari e uno che ne è costato 200 milioni, sceglierà quello da 200 milioni. Inoltre i film che produciamo io e mio fratello, e il Sudamerica in generale, si possono vedere ormai anche a casa con un’esperienza simile a quella della sala».

In foto una scena della serie El Presidente.
Andrés Parra . Nel film di Natalia Beristáin, Armando Bo (II), Gabriel Díaz El Presidente.
In foto una scena della serie El Presidente.
Andrés Parra . Nel film di Natalia Beristáin, Armando Bo (II), Gabriel Díaz El Presidente.
In foto una scena della serie El Presidente.
Andrés Parra . Nel film di Natalia Beristáin, Armando Bo (II), Gabriel Díaz El Presidente.
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