THE FORGOTTEN FRONT, SULLA LINEA DEL FRONTE CON TESTIMONIANZE, RACCONTI, IMMAGINI MAI VISTE

Soglia e Stanzani ‘entrano’ a Bologna per raccontare la dimensione esistenziale di quei giovani che si opposero con coraggio al fascismo. Guardalo in streaming nella Sala virtuale di MYmovies. Acquista €3,00 »

Marzia Gandolfi, venerdì 24 aprile 2020 - mymovieslive

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Difficile isolare il punto di svolta di una vita. Ma per Giovanni Palmieri o Irma Bandiera, Luciano Bergonzini o Ada Zucchelli comincia lungo la­­­ ‘linea gotica’, la linea difensiva tedesca che sfruttava le asperità dell’Appennino tosco-emiliano nel tentativo di rallentare l’avanzata degli anglo-americani da sud verso nord. L’otto settembre 1943 è il giorno in cui decisero di fare qualcosa, il giorno in cui scelsero la Resistenza.

Paolo Soglia e Lorenzo K. Stanzani ripercorrono il fronte dimenticato del titolo, una direttrice militare (e cronologica) dietro cui ripararono i tedeschi e si concentrò un esercito multietnico, che contava divisioni e brigate di ogni parte del mondo accanto ai canonici reparti inglesi e americani. Ma è alle spalle delle forze tedesche schierate lungo la linea gotica che il loro sguardo si concentra, trasformando una storia militare in un’esperienza personale, un fronte difensivo nel luogo di passaggio tra vita civile e partigiana.


Se l’offensiva si arrestò a quindici chilometri da Bologna, gli americani decisero che lo sforzo principale per sconfiggere la Germania andasse compiuto in Francia, il documentario di Soglia e Stanzani ‘entra’ a Bologna per testimoniare la dimensione esistenziale di giovani uomini e giovani donne che affermarono con azioni militari e civili il rifiuto dell’occupazione e del fascismo.
Marzia Gandolfi, MYmovies.it

Per raccontare la singolarità della Resistenza bolognese, perché a Bologna la guerra fu più lunga e più cruda, perché l’oppressione congiunta dei nazisti e dei fascisti della Repubblica sociale fu più feroce e disperata che altrove.

Alla vigilia di una débâcle inevitabile, fascisti e nazisti si aggrapparono alle ultime risorse e si abbandonarono ad azioni inutilmente brutali, barbare, fatali, che non rispondevano a nessuna guerra ma soltanto alla congenita bestialità della loro coscienza. Lasciati soli davanti alla barbarie nazi-fascista e all’inizio del durissimo inverno del 1944, molti uomini e molte donne scelsero la lotta clandestina.

Sebbene l’educazione fascista li avesse cresciuti con immagini e precetti marziali, la maggior parte di loro non aveva la minima idea di cosa potesse essere la violenza della guerra. Ma quella violenza costituì un momento chiave della loro esistenza, un’esperienza di rottura formatrice e fondatrice. Fucilazioni, spoliazioni, impiccagioni, torture, eccidi, miserie fisiche e morali non fiaccarono il loro coraggio. Raccolti in un ‘esercito’ irregolare, benché spesso strutturato in divisioni e comandi, i volontari della libertà rappresentarono una realtà combattente in cui era fondamentale il rapporto con il territorio, perché solo con l’appoggio della popolazione civile, i resistenti potevano muoversi e nascondersi in una città occupata.

The Forgotten Front – La Resistenza a Bologna ‘segna’ i luoghi in cui le donne e gli uomini attivi nel movimento partigiano hanno lanciato granate, compiuto atti di opposizione non armata o esecuzioni sulla strada, manifestato, protestato, offerto assistenza, rischiato e pagato sovente con la vita la loro volontà di cambiare il mondo di domani. Un domani che sarebbe arrivato con la ripresa dell’offensiva degli Alleati il 9 aprile 1945 e la liberazione di Bologna il 21 aprile.

Settantacinque anni dopo il documentario di Soglia e Stanzani riemerge i volti dei partigiani sotto la grana di vecchie pellicole, materiali d’archivio inediti dove il loro sacrificio non è stato mai più tangibile, più tragico. Cacciatori di immagini perdute, che sposano la vocazione di tre istituzioni bolognesi al servizio della causa, Cineteca (dispositivo spettacolare), laboratorio (dispositivo di archiviazione) e università (dispositivo teorico), i registi non donano soltanto leggibilità a fotografie e fotogrammi ma ne recuperano la polarità interna.

Le “immagini arcaiche” della Resistenza, sovente intrappolate nelle maglie del conformismo e di una memoria come imperativo categorico astratto e moralistico, volgono in “immagini dialettiche” che rimettono in gioco tanto il passato che il presente, provando a spiegare la complessità dell’adesione degli italiani all’insurrezione, rivedendo i bilanci troppo vittoriosi e le analisi troppo semplicistiche, disegnando una Resistenza complessa. Un mondo plurale di sbarchi, resistenze, liberazioni.

The Forgotten Front – La Resistenza a Bologna è anche un film da ascoltare, che affida il ruolo maggiore alla narrazione storica (Luca Alessandrini, Luca Baldissara, Toni Rovatti, David W. Elwood) e a una moltitudine di voci off e umanamente intense. Lettere, testimonianze, ‘note’ arrangiate ed eseguite dall’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, che ricontestualizza “Bella Ciao” dopo la deriva sentimentale di Maître Gims e la versione
de pacotille di un gruppo di banditi seriali (La casa di carta).

The Forgotten Front – La Resistenza a Bologna diventa un luogo immateriale, personale e contemporaneamente politico, dove incontrare il passato e scoprire l’insospettabile somiglianza che lega la nostra ricerca di senso a quella dei nostri predecessori. A ritrovare visibilità sono la storia e la cultura di una città collocata tra il ‘43 e il ’45 in un punto drammaticamente strategico, tra mondo libero e mondo occupato, nonché avamposto di un’impresa vitale che rinegoziava il proprio posto nella storia. Quello di un gerarca nazista che ritrovava in ultimo la responsabilità nei confronti dei civili, quella di un ragazzo che partecipava alla sua prima azione violenta senza sapere se ne sarebbe stato capace.

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