Elio Germano fa suo Ligabue, il suo genio, il suo tormento, la sua profonda sofferenza interiore. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Matteo Berardinelli.
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Antonio è figlio di emigranti. Dopo la morte della madre e varie vicissitudini, viene mandato a Gualtieri in Emilia, dove vive in estrema povertà, fino a quando lo scultore Mazzacurati lo indirizza allo sviluppo delle sue naturali doti di pittore.
Elio Germano ha saputo fare suo Ligabue, offrendo un ritratto di profonda sofferenza interiore. A partire da quel corpo che si nasconde sotto una corazza da cui fuoriesce uno sguardo diviso tra paura e curiosità, Diritti racconta una vita dolorosa, che dà luogo a un'arte dalla potente vivacità cromatica. Uno strumento per sfuggire alle sofferenze di una vita marchiata da disturbi mentali e derisione.
Il regista non giudica ma neppure assolve i tanti che, per ignoranza o insensibilità, mettevano alla berlina il matto e ne disprezzavano l'opera.
Così come sa inquadrare con tenerezza i pochi che seppero comprenderne il tormento, ma anche la grandezza.
Matteo Berardinelli interpreta la recensione di Giancarlo Zappoli.
Volevo nascondermi è stato presentato in concorso alla 70. Berlinale e sarà distribuito al cinema dal 4 marzo.