Il film con Seth Rogen e Charlize Theron dimostra che è ancora possibile far ridere. Al cinema.
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Nelle scorse settimane, è stato chiesto a Todd Phillips, regista di Joker (guarda la video recensione), il motivo per cui avesse scelto di dedicarsi al genere drammatico dopo essersi fatto conoscere prevalentemente per le sue opere comiche (la saga di Una notte da leoni, Parto col folle). Phillips ha risposto: "Provate a essere divertenti oggi con questo risveglio culturale. Ci sono articoli sul motivo per cui i comici non lavorano più, ve la dico io la ragione, perché tutti i tizi fottutamente divertenti pensano 'Basta con questa roba, non voglio offenderti'". Un'affermazione che ha suscitato non poche polemiche, non a torto: basta guardare ad autori come Phoebe Waller-Bridge e Taika Waititi per vedere che no, il politically correct non ha ucciso l'umorismo, e che far ridere nel 2019 è tutt'altro che impossibile.
I protagonisti del film sono due: Fred Flarsky (Seth Rogen), un giornalista disoccupato da quando un magnate dei media, di cui disprezza profondamente l'operato, ha comprato il suo giornale, e Charlotte Field (Charlize Theron), Segretario di Stato che punta a diventare la prima Presidente donna degli Stati Uniti. Anni prima, Charlotte era stata la babysitter di Fred; nel presente, si incontrano ad una festa e Charlotte gli propone di lavorare per lei in qualità di autore dei suoi discorsi. Il film ha la struttura di una tipica commedia romantica, ma tratta una quantità di temi inusitata per il genere: il dilemma tra mantenere la propria integrità o accettare il compromesso imposto da persone più potenti; la disparità di genere, nel modo in cui ritrae la vita di Charlotte e la sua consapevolezza che un passo falso per lei sarebbe assai più fatale che per i suoi colleghi uomini; l'ipocrisia dei media, della società e degli standard che essa impone alle persone sia in ambito professionale che privato, nelle relazioni di coppia.
La sceneggiatura, scritta da Dan Sterling e Liz Hannah, tratta tutte queste tematiche in maniera irriverente ma anche rispettosa della loro complessità e della loro rilevanza culturale. E soprattutto canalizzano l'aspetto aggressivo della comicità non nei confronti di minoranze che già di per sé sono ai margini della scena televisiva e cinematografica, ma piuttosto nei confronti dello strapotere delle élite economiche. Marc Maron, stand-up comedian e attore nello stesso Joker, ha risposto così alla sopracitata affermazione di Phillips: "Ci sono molte persone che sono divertenti in questo momento. Non solo divertenti, ma fottutamente divertenti. Ci sono ancora delle strade da percorrere. Se ti piace guidare su una strada, puoi comunque guidare su quella strada. Se vuoi rischiare, puoi comunque rischiare. Davvero, l'unica cosa che oggi è inammissibile, culturalmente, in questo frangente - e nemmeno del tutto - è prendere in giro spudoratamente per la pura gioia di ferire le persone. Per l'eccitazione pura e le risate che ad alcune persone potrebbero causare dolore, dal mettere a disagio le persone, dal far sentire le persone escluse". Non succede, ma se succede... è l'esatta conferma di queste parole: si può essere divertenti, provocatori e irriverenti anche essendo rispettosi e sensibili di fronte alle problematiche che si trattano.