‘LA CRITICA COME STANZA DEL PALAZZO DEL CINEMA’. ALBERTO FASULO È IL TESTIMONIAL DI SCRIVERE DI CINEMA

Una conversazione sul concorso e sui prossimi progetti: un film di fantascienza.

Ilaria Ravarino, martedì 17 settembre 2019 - Scrivere di Cinema
Alberto Fasulo (48 anni) 30 marzo 1976, San Vito al Tagliamento (Italia) - Ariete.

Autore di Tir, film vincitore del Marc'Aurelio d'Oro a Roma nel 2013, e del più recente Menocchio, il regista friulano Alberto Fasulo è il testimonial di "Scrivere di Cinema - Premio Alberto Farassino", il concorso nazionale di critica cinematografica realizzato in collaborazione con MYmovies.

Qual è il suo ruolo nel progetto "Scrivere di Cinema"?
Farò da testimonial. Incontrerò i ragazzi per parlargli del mio mestiere, cercando di passargli la mia esperienza. Gli dirò che fare il regista è un lavoro come un altro, che ha bisogno di una grande passione ma richiede anche scelte di vita precise. Parlerò della mia motivazione e delle difficoltà che ho incontrato lungo il percorso.

Per esempio?
Una tra le tante: in pochi pensavano che potessi fare questo mestiere. I professori certo non incoraggiavano i miei genitori. Non c'era proprio l'idea che quello del regista fosse un lavoro praticabile da un piccolo paese.

Come è riuscito ad arrivare al suo primo film?
Trasferendomi a Roma. Portando i caffè sui set, poi i cappuccini, poi gli spritz e così via. A un certo punto ho deciso che dovevo provare a fare il mio piccolo film. L'ho girato nel mio paese, è andato bene. E allora ho fatto un film un po' più grande... fino ad arrivare a Menocchio. È stato un percorso. È importante capire se vuoi fare il regista o se vuoi fare un film. Io ho sempre pensato di avere un film da fare, un film nel cuore. Mi ci sono ritrovato, a fare il regista. Ma se non ho un film da fare, mi dedico tranquillamente altro: non mi sento obbligato a girare.

Adesso ha un film nel cuore?
Sì. Sto studiando e scrivendo. Tir e Menocchio fanno parte di una trilogia. Chiuderò la trilogia sull'uomo con un film nel futuro.

Si tratterà di un film di fantascienza?
Sì. Per adesso sono molto contento. Questo progetto mi sta portando a esplorare due tracce: da una parte il tema ambientale, che ora è su tutte le prime pagine dei giornali, e dall'altra la questione tecnica della realizzazione, del come fare il film. Anche da lì partirà un'idea di racconto. Vedremo.

Scrivere di cinema: come si fa una buona recensione?
Premesso che non è il mio lavoro, non amo le recensioni in cui emerge il bello o il brutto di un film, che sono - per carità - opinioni personali e indiscutibili. Amo invece le recensioni da cui traspare la visione del critico sul valore dei temi dell'opera. La buona recensione è quella che mi regala un punto di vista nuovo, diverso dal mio. È uno scritto che mi trasmette le emozioni provate nel film e quelle che sono rimaste dopo. Questo tipo di recensioni sono quelle che mi invitano ad andare al cinema.

Che rapporto ha con le critiche?
Ho avuto esperienze molto diverse da film a film. Come ho detto, nella critica mi aspetto sempre di leggere qualcosa che non ho visto, un punto di vista nuovo, anche se si tratta di un mio film. Le recensioni che dicono "brutta sceneggiatura" o "bella fotografia" non le leggo, perché non mi interessa essere bravo o mediocre per qualcuno. Ma quelle recensioni in cui trovo uno sviluppo del ragionamento che ho proposto nel film, un'analisi, allora non solo le leggo, ma le rileggo anche nel tempo. Mi portano a ripensare il mio lavoro, a imparare dalla critica, mi fanno immaginare come avrei potuto fare diversamente. E sono felice quando capita.

Oggi ha senso il mestiere del critico? O tutti possiamo improvvisarci critici?
Dipende dal ruolo che vogliamo attribuire alla critica. Un conto è se consideriamo la critica una delle stanze del palazzo dell'industria cinematografica, capace di sorreggerla e influenzarla. Non è un mistero che un regista che riceve molte buone critiche trovi più facilmente i finanziamenti per il lavoro successivo. In questo caso ha senso una scuola che formi i critici. Se invece la critica fosse solo un ragionamento, lo sviluppo di un discorso da piazza, allora tutti potremmo essere critici, in grado di "ascoltare" un film ed esprimere il nostro parere.

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