IT - CAPITOLO 2: PENNYWISE È IL DIO DEGLI ULTIMI?

Una riflessione sulla figura dello spaventoso clown, solo uno dei tanti perdenti del film. Al cinema.

Alessandro Castellino, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema, giovedì 12 settembre 2019 - Scrivere di Cinema

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Cosa succederebbe se provassimo a ruotare di 360 gradi il nostro modo di concepire l'horror? Con ogni probabilità ritorneremmo al punto di partenza, e tuttavia la percezione del genere non rimarrebbe inalterata. Perché l'immaginario orrorifico, automedonte della nostra coscienza durante la rotazione, favorirebbe una visione a tutto tondo e, in qualche modo, anche ribaltata del nostro radicato (e dunque non privo di limiti), comune intendimento.
Sprofondare e non "galleggiare", addentrarsi in acque oscure e prodigiose: è anche questo quello che fanno i protagonisti di It, che nella caduta vedono, come in uno specchio, l'intero spazio del reale sgretolarsi, venire meno alla legge fondamentale dell'Amore.

L'orrore si riconfigura come la società che fa da cornice a quello spazio e i mostri non sono tanto quelli presentati come tali, ma gli umani stessi.
Alessandro Castellino, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Nel primo capitolo l'origine del timore, dello scrupolo perenne era la presenza ingombrante degli adulti e ora che i Perdenti sono essi stessi cresciuti, si trovano a una resa dei conti, all'osservazione del reale nelle sue più squallide e scomode verità. Il meccanismo allora si inceppa e la riflessione si fa più amara: come "rispettare le leggi della forma che si abita"? It - Capitolo 2 sembra suggerire una banale quanto impervia soluzione: guardarsi dall'interno. Non è un caso che una scena cardine del film sia quella in cui Bill si ritrova in un labirinto di specchi (che richiama alla memoria un altro importante horror del 2019, Noi (guarda la video recensione)), incapace di salvare un bambino tanto vicino quanto insormontabilmente lontano: li divide una parete, che prima permette a Bill di vedere la triste fine del ragazzino e poi si dissolve nell'incredula immagine riflessa del protagonista. 

Ma abitare se stessi è soltanto il primo passo verso il co-abitare, che ingloba l'accettazione e il confronto con altri individui e altre idee. Una strada tanto lunga da percorrere quanto costellata di asperità. E non manca certo chi demorde: ma qual è la sua fine? A chi appellarsi quando ogni speranza sembra svanire? Ebbene, l'abbraccio di Pennywise sembra sempre aperto ad accogliere quelli che per la società sono gli ultimi, a porgere la sua mano quando tutto sembra finito.

E se invece fosse quello l'inizio? Se ci fermassimo alla stazione dei 180 gradi nel nostro moto di rotazione, vedremmo tutto capovolto. Ma capovolto non vuol dire sbagliato. Per questo stesso motivo le risate della colonna sonora, che alle nostre orecchie suonano malefiche, potrebbero essere pure e autentiche. E il (genuino?) coro di voci infantili si alza sotto la direzione del più grande corifeo degli sfortunati in vita: Pennywise. E se il nostro mondo fosse il mostro e quello del clown la possibilità di redenzione?

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