Il regista portoghese torna a raccontare quel popolo capoverdiano trapiantato a Lisbona e destinato a un purgatorio interminabile. In Concorso alla 72esima edizione del Festival di Locarno.
Lisbona. Muore Joaquim. La moglie Vitalina Varela torna da Capo Verde per il funerale, ma quando arriva a destinazione questo è già stato celebrato. Decide di rimanere comunque in Portogallo e di elaborare lì il lutto. Vitalina torna a Lisbona, in una nazione che non è (mai stata) sua, dove si parla una lingua che non ha mai accettato di parlare, per incontrare un marito che non c'è più e che l'ha tradita e ripudiata. Appena scesa dall'aereo le viene detto di tornare a casa, ma Vitalina ha atteso 40 anni di poter prendere quel volo e non ha intenzione di andarsene.
È questo il racconto, espresso in una forma anti-narrativa e che antepone la forza delle immagini allo storytelling, di una tenacia indomita, di una resilienza impossibile da scalfire. Quella del popolo capoverdiano, trapiantato a Lisbona e destinato a un purgatorio interminabile, costellato di sofferenze.