Come nei precedenti lavori del regista, anche in La mia vita con John F. Donovan le scelte musicali si legano indissolubilmente all'emotività e all'universo dei personaggi narrati. Dal 27 giugno al cinema.
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"We could have had it all", canta la voce di Adele nella prima sequenza di La mia vita con John F. Donovan. Il verso, che appartiene al brano "Rolling in the deep", carica l'incipit del film di energia travolgente e vuota superficialità, quella dei photoshoot e di un abito dopo l'altro da indossare, catturando a pieno la parte più glamour dell'ascesa dell'attore interpretato da Kit Harington, e alludendo con una certa ironia alle pene che tiene in serbo per il futuro (Kathy Bates, agente dell'attore nonché una delle tante incarnazioni della maternità presenti nel film, rievocherà l'espressione in un monologo cruciale nel terzo atto).
Un'emotività anche superficiale, con scelte che Dolan ha sempre difeso in quanto riferimenti musicali dei personaggi dei suoi film, ma che ha bisogno di spazi in cui rifugiarsi. Spesso si tratta dello spazio domestico, in compagnia dei familiari; altre volte è un mondo lontano - pochi metri o un paio di isolati che potrebbero essere una galassia intera. Lontano da qui, ovunque sia. Sono, cioè, strumenti di negoziazione tra la fantasia e il desiderio da una parte, e le privazioni e le costrizioni che spesso tengono legati gli alter-ego dolaniani dall'altra.
Alla seconda categoria appartiene la scena della pittura in J'ai tué ma mère, in cui il sedicenne Hubert si apre all'esplorazione sessuale in compagnia di Antonin sulle note di "Vive la Fête" dei Noir Désir. Il primo film di Dolan era esplicito fin dal titolo nell'annunciare una poetica fondata sul conflitto con la presenza materna. Un tasto centrale, ripetuto, e sempre abrasivo, tanto da definire il momento proprio attraverso l'assenza della madre di Hubert. I due ragazzi si recano a dipingere le pareti di un appartamento e si abbandonano all'estasi tra macchie di colore, corpi che si incontrano e muri immacolati, mentre i Noir Désir cantano "Non riesco a calmarmi".
Sempre fondata sul bisogno di allontanamento è la sequenza musicale del tango in Tom à la ferme, che usa il ballo più apertamente provocatorio per mettere in scena un duello in cui il sospetto sfida la fragilità. La stalla in penombra è uno spazio di prossimità alla fattoria del titolo, che però è il regno della madre di un amante deceduto, e il regno della negazione di un amore omosessuale. Nell'oscurità sia Tom che Francis, il fratello del ragazzo scomparso, sono dei "doppi" la cui identità fatica a venir fuori. Tanto liberatoria era "Vive la Fête" quanto pericoloso è questo tango sperimentale, non a caso interrotto dalla figura materna che infrange la copertura musicale per ri-affermare il controllo sui due giovani.
Quando la musica e le mamme sono in armonia, nel cinema di Dolan, si raggiungono di solito i momenti di pathos più alti: memorabili sono le scene di canto partecipato tra madri e figli in Mommy, con il duetto scatenato da "On ne change pas" di Céline Dion, così come in John F. Donovan, nel quale John, sua madre Grace e il fratello James cantano insieme "Hanging by a Moment" dei Lifehouse. Dalle cucine ai salotti alla sala da bagno, le parole in musica legano come il sangue in Dolan; momenti di incrocio tra crescita e infantilizzazione, ben rappresentati dal primo piano di Kit Harington a mollo nella vasca, reso angelico dalla schiuma che ne ricopre il corpo nudo, e soprattutto, per un attimo fuggente, al sicuro agli occhi di mamma Grace.
E proprio Mommy, oltre a Céline Dion, contiene anche il momento di più alta sintesi tra le due tipologie musicali in Dolan, la fuga e il rifugio. Nella scena più celebre, il giovane Steve si abbandona all'estasi dell'ascolto di "Wonderwall" degli Oasis durante una corsa in skateboard, e così facendo, unico tra i protagonisti della filmografia del regista, acquista il superpotere di "allargare lo schermo" facendo finalmente convivere lo scappare via e il rimanere attaccati. Dietro di lui, felici non senza un po' di fatica, pedalano infatti la mamma Diane e l'insegnante Kyla, because maybe, you're gonna be the one that saves me.