Il monster movie sembra riflettere sulle condizioni del nostro pianeta. Al cinema.
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Il secondo capitolo della nuova saga dedicata a Godzilla, prodotta dalla Legendary Entertainment in collaborazione con la Warner Bros, aveva un intento ben chiaro: alzare vertiginosamente il tasso di spettacolarità in vista dell'incontro tra il celebre kaiju e King Kong, previsto per il maggio 2020 (il film si intitolerà Godzilla vs. Kong). Probabilmente, ogni amante del Monster Movie potrebbe dirsi soddisfatto uscito dalla sala, proprio perché il film si presenta come era stato annunciato fin dal trailer: un film di zuffe tra mostri giganti pronti a essere incoronati re delle Creature.
Tuttavia, non va sottovalutata l'intenzione (pur timida) di questo secondo capitolo di orientare il pubblico verso una riflessione quanto mai attuale. La vicenda si snoda, infatti, intorno alla volontà della protagonista, Emma, di distruggere il mondo come lo conosciamo e di dargli quindi una nuova origine: una palingenesi che porti i mostri a convivere con gli umani, incapaci di gestire con le loro sole mani il pianeta. In tal senso, quella messa in scena in Godzilla II - King of the Monsters si può leggere come un'eco delle catastrofi climatiche che stanno sconvolgendo la Terra, e che si configurano esse stesse come mostri devastanti. Il ragionamento si sposta quindi sull'uomo, che si deve affidare a un'entità esterna (nel film, Godzilla) per salvarsi, come se ci fosse un'inversione nella dialettica mostro-umano. Gojira, infatti, rappresenta in qualche modo la negligenza dell'uomo egoista, incapace di guardare al proprio futuro: per questo è contemporaneamente soluzione e distruzione, a sottintendere che il cambiamento è in atto e si porta dietro gli scheletri del suo corso. Il monstrum torna ad assumere il significato originario di "prodigio", redentore di una civiltà che perde i suoi punti di riferimento e che cerca la giustizia fuori da se stessa.
Si profila una nuova teogonìa, in cui gli dei sono Esseri risvegliati dalla brutalità umana - Godzilla è una Creatura tornata a vivere dopo le bombe atomiche - che rappresentano, materialmente, i fantasmi di un uomo imbevuto di una religione essenzialmente individualista. Ed Emma, novella Greta Thunberg, ammonisce: la natura non si può e non si deve combattere. Ritornano qua le parole che nel primo capitolo aveva pronunciato un leopardiano (quello del "Dialogo della Natura e di un Islandese") e solenne dottor Serizawa: "L'arroganza dell'uomo è pensare che la natura sia sotto il nostro controllo e non l'esatto contrario". Dougherty approfitta, quindi, del mezzo-cinema per divertire e celebrare maestosamente un mostro che, anche se già un po' attempato, continua a dire la sua anche nel panorama attuale. Ma il regista non si limita a questo, e tra una rissa e l'altra, infila una riflessione non esclusivamente disfattista, fiduciosa nei confronti della buona coscienza (che si spera reale e non apparente) della nuova generazione, rappresentata nel film da uno dei volti del momento, Millie Bobby Brown.