I FIGLI DEL FIUME GIALLO, UN MAGNIFICO CORTOCIRCUITO DI REALTÀ E FINZIONE

Jia Zhang-ke si serve della propria filmografia per viaggiare nel tempo e nel passato, suo ma anche della Cina intera. Applaudito a Cannes e dal 9 maggio al cinema.

Emanuele Sacchi, venerdì 3 maggio 2019 - Focus

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Zhao Tao (47 anni) 28 gennaio 1977, Taiyuan (Cina) - Acquario. Interpreta Qiao nel film di Jia Zhangke I figli del fiume giallo.

Il cinema di Hong Kong è spesso rimasto come sottotesto, presente ma quasi invisibile, nei film di Jia Zhang-ke. Talora - tramite il lavoro del suo direttore di fotografia hongkonghese Yu Li-kwai, autore di pregevoli e poco conosciuti lavori come regista - il sottotesto emerge in maniera compiuta, per divenire qualcosa di più. Fino a I figli del fiume giallo (in originale Jiang hu er nü, nel titolo internazionale Ash is the Purest White), in cui l'influenza diviene omaggio esplicito, voluto e conclamato. Per la sua opera-mondo, dalla complessità stratificata, Jia sceglie di aprire su quelle impressioni lontane, su quelle sensazioni mediate dalla settima arte, che ha contribuito a creare una Hong Kong virtuale, non esistente sul piano reale ma presente nell'immaginario collettivo. Fatta di colpi di pistola, luci al neon, musica cantopop.

In ogni intervista Jia ribadisce come fonti di ispirazione per il film John Woo e Johnnie To e i loro iconici noir calati nel mondo delle Triadi. Soprattutto i doppi capitoli di A Better Tomorrow per il primo e di Election per il secondo. To è infatti il primo, in Election 2, ad affrontare sul piano politico il mutato ruolo della Cina, utilizzando il gangster movie come allegoria per rappresentare la trasformazione in corso.
Emanuele Sacchi

Jia adotta un procedimento simile: pone al centro il jiang hu e le sue regole dell'onore, che la Triade ha ereditato dall'antichità e dal mondo delle arti marziali, così da rendere il sottobosco criminale un punto di vista privilegiato per guardare alla nazione nel suo complesso, storico e geopolitico. E alla storia della sua cinematografia, che passa anche attraverso il cameo riservato a tre registi dell'ultima generazione: Diao Yinan, Zhang Yibai e Feng Xiaogang (ma la parte recitata da quest'ultimo è stata rimossa dalla versione uscita in sala, come conseguenza dei problemi occorsi tra Feng e il governo di Pechino).

Ma il globale procede di pari passo con il particulare, la dimensione pubblica con quella intima. In I figli del fiume giallo si alternano infatti cinque formati differenti, dal DV al Digibeta fino all'alta definizione e alla pellicola 35mm, per raccontare un excursus che riguarda la carriera precedente del regista e la sua stessa vita, in un intreccio inscindibile, degno di Truffaut.

La prima scena del film è costituita da un girato risalente al lontano 2001 e realizzato nei luoghi da cui Jia proviene, da Fenyang nello Shanxi. È l'inizio di un viaggio a ritroso che utilizza la filmografia del regista per ricostruire quel che oggi sono diventati lui, lei e la Cina. Dove "lei" è Zhao Tao, moglie, musa e protagonista di molti film del regista. Spesso nel ruolo di una insegnante di ballo, la professione che Zhao svolgeva prima di conoscere Jia e di essere convinta da lui a diventare attrice professionista.

Realtà e finzione sono in continuo cortocircuito in I figli del fiume giallo. Anche Qiao è una ballerina, ma quando si tratta di aderire al jiang hu lo fa con abnegazione: lo deve a un padre minatore, bisognoso di sostegno economico, e a un amante boss della mala. Il suo continuo sacrificio però - il carcere, le umiliazioni subite - non tratteggia il percorso di un martirio. Qiao resta forte e indomita, resiliente di fronte alle ingiustizie della Cina che cambia, che cresce e calpesta ogni cosa. Al contrario Bin si adatta al presente, si fa trascinare dalla corrente; Qiao, invece, come una diga, ha il compito di ricomporre, ricostruire, di dare un senso a un progetto.

Anche nella regione delle Tre Gole è una diga a cambiare le vite dei suoi abitanti: ed è lì che si reca Qiao, seguendo gli stessi passi e frequentando gli stessi luoghi della protagonista (da lei interpretata) di Still Life. Come Dale Cooper nei boschi di Twin Peaks o gli Avengers nel recente e fortunatissimo Avengers: Endgame anche Qiao utilizza il cinema per viaggiare nel tempo. E, forse, per riscriverne il finale.

In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
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