I FIGLI DEL FIUME GIALLO, IL GRANDE ROMANZO NAZIONALE

Figura di prua del cinema indipendente cinese, Jia Zhang-ke firma una storia intima e smisurata che fa il punto sul suo Paese. Dal 9 maggio al cinema.

Marzia Gandolfi, martedì 23 aprile 2019 - Focus

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Zhao Tao (47 anni) 28 gennaio 1977, Taiyuan (Cina) - Acquario. Interpreta Qiao nel film di Jia Zhangke I figli del fiume giallo.

Sublime noir contagiato progressivamente dallo slancio fluido di un mèlo, I figli del fiume giallo, come ogni film di Jia Zhang-ke porta le stimmate delle evoluzioni della Cina nel corso degli anni. La sua storia, compresa tra il 2001 e i primi giorni del 2018, si svolge a Shanxi, dove le miniere chiudono destabilizzando e delocalizzando i suoi abitanti attorno alla più grande centrale idroelettrica del mondo sulle rive del fiume Yang-Tze. Tutto, i legami come i luoghi, sono condannati a subire una violenta trasformazione se non addirittura una distruzione senza appello. Di nuovo, il cinema di Jia Zhang-ke abbraccia il destino dei suoi personaggi e quello della Cina contemporanea. La mutazione accelerata del (suo) mondo è l'oggetto ideale del suo cinema. Registrare una realtà che evolve sotto gli occhi con tale velocità e tali proporzioni è la sua vocazione e in un certo senso quella del cinema (delle origini).

Dopo il gigantismo del cantiere di Still Life, che conduceva a conseguenze enormi, dopo la relazione d'amore di Al di là delle montagne attraverso gli anni e le trasformazioni economiche del suo Paese, l'autore affina di più la sua arte in un film noir che comincia nel 2001 con l'idillio di Qiao, figlia di un minatore.
Marzia Gandolfi

È il tempo dell'apertura all'Ovest, delle discoteche improvvisate, del deflusso dell'attività mineraria e di tutte le tradizioni dell'era maoista. Il primo capitolo del film si arresta quando la giovane donna, innamorata di un boss locale, deve impugnare la pistola e usarla per difenderlo. Inghiottita da un'ellissi, seguiranno per lei cinque anni di prigione. E dal carcere Qiao uscirà per constatare che ha mancato una vita possibile con l'amato e mille altre senza di lui. Ma lei è più forte di lui, più ingegnosa, più brillante e avrà l'ultima parola in un mondo di uomini e dentro un film che comincia come un film di Scorsese. Un giro di gangster governato da padrini, alleanze, codici d'onore, rivalità, machismo, rituali, affari, esplosioni di violenza.

I figli del fiume giallo è il ritratto magnifico e complesso di una donna interpretata da Zhao Tao, musa e compagna del regista, nata sullo schermo con Platform. La presenza costante dell'attrice in tutti i film di Jia Zhang-ke a partire dal 2001 racconta un percorso, quello di una società intera, e un aspetto del cinema, quello di documentare la storia mentre la storia è in corso. Eroina imperiosa e attrice incomparabile di rigore e grazia, incarna la disillusione del suo personaggio e quella di una nazione intera, la cui volontà ossessiva di cambiamento non porta a niente di buono. A prestargli la replica è Liao Fan, boss e roccia che vacilla in una storia di amore assoluto, prima condiviso e poi a senso unico. Il film avanza in un movimento (sentimentale) di bilanciamento perpetuo.

A colpi di ellissi, il tempo passa sugli amanti e su quel loro amore che conosce il tradimento, il sacrificio, la fuga, il ritorno. Perché il ritorno a casa è inevitabile malgrado quella boccata d'aria e quella fuga (im)possibile offerta da uno sconosciuto sul treno. Bisogna affrontare il proprio destino anche se quel destino assomiglia a un paesaggio dopo l'uragano.

Dal 1999, Jia Zhang-ke racconta i mutamenti della Cina in tempo reale, facendosi testimone maggiore di un cambiamento di civiltà e iscrivendo i suoi protagonisti nei décor di cantieri permanenti e sovradimensionati. Ritornare con una 'nuova vicenda' sugli ultimi due decenni del suo Paese, gli permette di rivisitare la sua filmografia, di ripensare (e riciclare) le immagini inedite dei suoi film precedenti. Cuore centrale delle sue storie è sempre la provincia dove è nato e dove trova da sempre ancoraggio estetico e sociale il suo cinema. La sua produzione artistica, avviata nel 1995 e rimasta a lungo clandestina in Cina, testimonia da sempre la fragilità dell'uomo sottomesso a volontà che lo doppiano.

Funambolo su un filo teso tra fiction e documentario, l'autore è ritrattista e paesaggista insieme di sentimenti forti emersi da una società in crisi. Vedere i suoi film è come accedere a un laboratorio estetico, un diapason che produce un suono puro, frequenze armoniche che accordano tecnica digitale e finzione, documentario e lirismo elettrico, (iper)sensibilità poetica e interazione tra uomini e ambiente. I figli del fiume giallo condivide lo stesso luogo e la stessa traccia autobiografica di Pickpocket e di Platform, la stessa alienazione disorientata della giovinezza di Unknown Pleasures, la stessa volontà di confrontare la mutazione socio-economica cinese alla globalizzazione di The World, la stessa constatazione della sparizione dei luoghi e delle linee della Tradizione di Still Life, la stessa denuncia ma con accenti melodrammatici del potere corruttore del denaro nei quadri sanguinosi di Il tocco del peccato.

Storia intima e smisurata, I figli del fiume giallo non è solamente un'avventura individuale e finzionale ma è soprattutto la storia di un Paese, di un continente, di un impero che ha stravolto la sua maniera di esistere, la vita del suo miliardo e mezzo di abitanti e l'equilibrio del mondo. Il film prosegue l'immenso proposito costruito in vent'anni da Jia Zhang-ke. Tutte le sue opere sono consacrate al medesimo tema: l'ingresso della Cina nel XXI secolo. Un evento rivoluzionario di cui non si è ancora compresa la portata, soprattutto in Europa, sempre persuasa di essere il centro del mondo, che evidentemente non è più in Occidente. I figli del fiume giallo è la storia di una donna che ama un uomo meglio di quanto lui sia capace di amarla, è la storia di un continente che cambia secolo e cambia il mondo.

In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
In foto una scena del film I figli del fiume giallo.
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