I FIGLI DEL FIUME GIALLO, UNA STORIA D'AMORE E DI ONORE LUNGA 17 ANNI

Jia Zangke rivisita tempi e luoghi del proprio cinema. Applaudito al Festival di Cannes e da giovedì 9 maggio al cinema.

Emanuele Sacchi, lunedì 15 aprile 2019 - Recensioni

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Liao Fan - Acquario. Interpreta Bin nel film di Jia Zhangke I figli del fiume giallo.

Datong, 2001. Qiao e Bin gestiscono una bisca, finché un agguato attenta alla vita di Bin. Per salvarlo Qiao spara in aria e viene arrestata. Uscirà di prigione cinque anni dopo, ma Bin ha cambiato vita a Fengjie e non vuole più vederla.

L'autoreferenzialità è parte integrante del cinema d'autore. Spesso costituisce una cifra stilistica o una chiave interpretativa, anziché un difetto.
Emanuele Sacchi

Nel cinema di Jia Zhang-ke l'elemento ricorsivo-riflessivo ha guadagnato sempre maggiore importanza, fino a un film in cui è possibile leggere in tralice l'intero suo percorso di cineasta, come I figli del fiume giallo. Tre segmenti ambientati in tre anni (2001, 2006 e 2018) e in due luoghi (Datong nello Shanxi e Fengjie nella regione di Chongqing e delle Tre Gole), che rappresentano altrettanti rimandi a momenti precedenti della filmografia di Jia. Al 2001 di Unknown Pleasures - ambientato a Datong - segue il 2006 di Still Life - ambientato a Fengjie - con situazioni e personaggi che ritornano sotto vesti solo lievemente differenti.

Ma I figli del fiume giallo non si limita a una semplice riproposizioni di tempi e luoghi, è come se rivisitasse quelle opere e quelle sensazioni, forse - ma non è dato sapersi con certezza - recuperando anche del girato inedito.

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