BORDER, L'AMORE TRA DIVERSI CHE CI RENDE TUTTI UGUALI

Quello di Abbasi è un film che mescola i generi per regalare una storia emozionante, priva di buonismi e abbellimenti. Al cinema.

Claudia Catalli, giovedì 4 aprile 2019 - Focus

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Eva Melander . Interpreta Tina nel film di Ali Abbasi Border - Creature di confine.

Difficile trovare un film più attuale di Border. Intanto perché nulla è più contingente del parlare di confini, del confronto tra "genti" diverse, con differente provenienza e, si passi il termine, natura. Border mette in scena tutto questo, e nel parlare di discriminazione offre una prospettiva quanto mai originale nello stile e, appunto, nella messa in scena. Lontano mille miglia dalla fiaba romantica di "La bella e la bestia", come dal buonismo magnetico e suggestivo di La forma dell'acqua (guarda la video recensione), Border sceglie intanto di raccontare una storia mescolando più generi: ecco che il dramma lascia spazio al mystery, la storia romantica al fantasy e così via. Interessante notare come il fantasy sia puro pretesto e non, alla Del Toro, espediente di seduzione / fascinazione narrativa. Non posseggono alcun fascino, i protagonisti di Border. Sono anzi talora respingenti nella loro genuina autenticità, nudi e crudi, bestie umane o umani bestiali che provano, come tutti, a capire da dove vengano, cosa succeda al loro corpo, come possano amare e farsi amare.

La tematica del "diverso", del protagonista - nel caso specifico è donna, dettaglio non trascurabile - percepito come 'altro' dalla comunità in cui vive, è sviluppata in modo originale e curioso.
Claudia Catalli

L'idea che fonda tanto l'opera cinematografica quanto il romanzo di John Ajvide Lindqvist, è mostrare insieme l'eccezione e la 'normalità' del mostro. Inteso nell'accezione latina come colui/colei che desta meraviglia, ovviamente. Il mostro che si comporta da donna/uomo per farsi accettare, ma che non può rinunciare ad essere se stesso, a ritrovarsi, a rintracciare il suo più proprio. Arriva la parte più interessante del film, il cui intento è ben altro che una mera denuncia sociale della difficoltà di integrazione di chi fa e pensa lontano dagli altri: il cuore di Border è raccontare la scoperta del vero sé, per quanto "mostruoso possa essere".

La dimensione del viaggio, della ricerca di chi si è veramente, della disperata voglia di condivisione. Chiamatelo pure amore, di fatto è l'esplorazione di se stessi attraverso uno specchio, perché solo dagli occhi dell'altro possiamo vederci veramente. E accettarci, perché se l'accettazione del diverso è alla base di una società che può dirsi civile, così l'accettazione del mostro che ci abita dentro è alla base di una sana conoscenza di sé. L'amore come scoperta a due e insieme auto-scoperta, il fantasy come mezzo per raccontare qualcosa che non conosciamo ma forse ci appartiene lo stesso, poi c'è il dramma, personale, di chi si sente strappato alla propria comunità e gettato tra "estranei" (ancora, il tema del diverso secondo una nuova, ennesima, prospettiva).

Border è un film che fa riflettere, incuriosisce, spaventa, emoziona, scatena quelle reazioni primordiali che abbiamo di fronte a una creatura di aspetto non gradevole che però incuriosisce e non si può far a meno di guardare. Altra interessante bordata sull'attualità, sull'ossessione contemporanea verso la perfezione estetica a tutti i costi, verso la bellezza ricercata in ogni dove. Questo film non racconta affatto la superficiale ricerca della bellezza, quanto la ricerca della propria essenza, dell'origine, delle radici di cui siamo fatti e che vale la pena rintracciare, per poi poter realizzare che non è e non sarà mai il colore o la forma della pelle a dividerci.

In foto una scena del film Border - Creature di confine.
In foto una scena del film Border - Creature di confine.
In foto una scena del film Border - Creature di confine.
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