Il racconto di un'artista schivo, inquieto e diviso, che ha restituito il respiro alle cose immobili. Recensione di Rossella Farinotti, legge Roberta Azzarone.
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Scultore veneto, Antonio Canova rappresenta l'apoteosi della messa in scena plastica, del quieto e del classico. Un'attenzione all'antichità che l'artista ha pagato con qualche attacco dei collezionisti perché lavorava su temi del passato, riportandone anche lo stile. Ma lo scultore non copiava i grandi modelli: li assorbiva, per poi ricrearli a modo suo, con l'utilizzo di martello e scalpello.
Le mitologie erano storie da "mandare in corpo", diceva lo scultore per spiegare la mediazione con i grandi classici, da riscoprire e ritrattare. Imitare gli antichi per diventare grandi.
In occasione dell'uscita al cinema di Canova, in sala dal 18 al 20 marzo, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Rossella Farinotti.