DA UMBERTO TOZZI A PAUL MCCARTNEY, GLORIA BELL RINASCE A SUON DI CANZONI POP

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Emanuele Sacchi, domenica 10 marzo 2019 - Playlist

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Julianne Moore (Julie Anne Smith) (63 anni) 3 dicembre 1960, Fayetteville (Arkansas - USA) - Sagittario. Interpreta Gloria nel film di Sebastián Lelio Gloria Bell.

Al brano eponimo di Umberto Tozzi infine si arriva, anche se sotto le sembianze della cover di successo internazionale di Laura Branigan. È la catarsi finale, in cui Gloria Bell (guarda la video recensione) sente per l'ennesima volta il richiamo di una canzone e, quindi, l'impulso ad agire. Sono le canzoni pop, ascoltate da un autoradio o in un dancing da rimorchio in età matura, a indicarle la via: a rappresentare una entusiastica conferma o un monito, ad acuire il dolore o la gioia rispetto alle svolte della vita. E, in buona sostanza, ad allontanare la donna dalla realtà, per condurla in una dimensione in cui il tempo non conta, in un eterno romance giovanile che se ne frega delle convenzioni e dei benpensanti.

Gloria, la canzone, sembra comunicare direttamente con Gloria, la persona, per scuoterla e invitarla all'ennesimo riscatto, a risorgere dalle proprie ceneri. Gloria che muore e rinasce come la Fenice, di nuovo giovane, come le cellule del corpo umano che - afferma lei stessa in uno dei momenti chiave del film - sono oggetto di un continuo ricambio, a prescindere dall'età del corpo in cui abitano.
Emanuele Sacchi

Per il remake del suo film del 2013, che lo rivelò sul proscenio internazionale, Sebastian Lelio si affida ancora alle canzoni ascoltate da Gloria, riprese in una mimesi di scene e situazioni che ha spinto ad accostamenti tra l'operazione di Lelio e quanto fatto da Gus Van Sant con Psycho di Hitchcock. Ma qualcosa nel remake cambia, benché non immediatamente percepibile, anche in ambito musicale: è differente il repertorio di hit a cui Lelio fa ricorso, è differente la scelta di affidare la colonna sonora originale a Matthew Herbert, ormai collaboratore abituale di Lelio dopo il lavoro svolto per Una donna fantastica (guarda la video recensione) e Disobedience (guarda la video recensione). Uno dei beniamini della scena avant-jazz degli ultimi decenni, che per Gloria Bell ha confezionato texture sonore algide e ultramoderne. Ideali per raccontare la stagnazione del tempo presente, asettico e anaffettivo, rispetto alla dimensione del sogno passionale, guidata dalle canzoni anni '70 e '80 che risalgono alla giovinezza della stessa Gloria, protratta ben al di là del suo limite naturale.



È in questo universo parallelo che Gloria canta le "sue" canzoni, già consapevole delle risposte che queste le daranno: con loro può instaurare un dialogo che non prevede sorprese, ma solo certezze. "No More Lonely Nights" di Paul McCartney significa quindi poter sognare di tornare a condividere la propria intimità con un'altra persona e allontanare così la solitudine; dove il perfetto contraltare rappresentato da "Alone Again (Naturally)" di Gilbert O'Sullivan rappresenta il ritorno all'amara realtà. "Love Is in the Air" di John Paul Young prelude a una scossa tellurica sul piano amoroso, mentre la tragicomica vendetta finale, eseguita con un fucile giocattolo, non può che scorrere sulle note melodrammatiche di "Total Eclipse of the Heart" di Bonnie Tyler, eterna romanza su un amore tradito.
Fino a "Gloria", trasformata nei testi da Laura Branigan: la donna ideale sognata da Tozzi, incarnazione della libertà, forse mai esistita e solo sognata, diviene per Branigan una innamorata che non si preoccupa di esporre il proprio lato vulnerabile, quasi ai limiti dello stalking. Forse sul punto di impazzire, come suggeriscono quelle voci che rimbombano nella sua testa. O di rinascere, su una pista da ballo, ancora una volta.

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