Una riflessione sul nuovo modo di fare cinema a discapito del racconto. Al cinema.
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Oramai da qualche anno l'intero universo dei film d'animazione, con qualche grande o piccola eccezione, ha subito un radicale cambiamento tanto nel format quanto nello scopo. Si è assistito, infatti, alla nascita e in seguito al considerevole sviluppo di prodotti che fanno del lato comico, persino esagerato, il principale punto di forza. Ogni ingrediente di questi nuovi cartoon risulta asservito alla risata come un unico fine e punto di arrivo.
Ogni scena, ogni gesto o parola sono pensati per intrattenere, anche in modo forzato, al punto che la logica stessa del racconto viene volontariamente stravolta in quanto superflua ai fini di una visione del tutto "disinteressata". Essendo dunque le gag, le battute e i momenti nonsense i cardini di questo film, tutti i 106 minuti si presentano come un flusso ininterrotto di trovate, alcune delle quali obiettivamente originali, che devono colpire nell'attimo, nel momento medesimo della percezione diretta che si ha in sala, garantendo così continuo divertissement. Per questa ragione, sfruttando la grande versatilità dei personaggi del famoso marchio danese, la Warner Bros mette in campo figure iconiche sconosciute o assai note, che provengono dal mondo dei fumetti e dei cinecomic e del cinema. Vengono così utilizzate citazioni di ogni tipologia e appartenenza, in modo tale che, ancora una volta mediante una caricatura esuberante dell'elemento reale si riesca a suscitare una risata facile e immediata.
Interessante e opportuno, dunque, riflettere su un esperimento, perché di questo si tratta, che ci mostra un nuovo modo gustare un film. Non più mediante una storia di formazione incentrata sull'educazione del pubblico più giovane, o ancora attraverso una parabola di carattere morale condita di una "lectio brevis" in sottofondo, ma al contrario un vero e proprio rollercoaster dell'ilarità e dell'autentico intrattenimento.